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Napoli Centrale, la fine di un’epoca: con James Senese si spegne l’anima del Neapolitan Power

Dal jazz al dialetto, la band che ha cambiato la musica italiana perde il suo fondatore e voce più autentica

Napoli Centrale, la fine di un’epoca: con James Senese si spegne l’anima del Neapolitan Power

Napoli Centrale

Con la morte di James Senese, Napoli perde una delle sue voci più autentiche e rivoluzionarie. Sassofonista, compositore e fondatore dei Napoli Centrale, Senese ha incarnato per oltre mezzo secolo la forza del Neapolitan Power, quel movimento che fuse jazz, funk, rock e lingua napoletana, trasformando la musica in strumento di riscatto sociale e identità.

Nato a Miano nel 1945 da madre napoletana e padre afroamericano, Senese portava nel suo sax le contraddizioni e la vitalità di due mondi: Napoli e il Bronx. Dopo le prime esperienze con Gigi e i suoi Aster e con The Showmen, gruppo che nel 1968 conquistò il pubblico italiano con “Un’ora sola ti vorrei”, scelse una strada più personale e coraggiosa. Nel 1975 fondò insieme a Franco Del Prete i Napoli Centrale, una band che univa le radici popolari partenopee al jazz d’avanguardia.

Il debutto discografico, “Napoli Centrale”, pubblicato nel 1975, fu un manifesto di sperimentazione: brani come “Campagna” e “Pensione Floridiana” raccontavano la vita dei quartieri e le ingiustizie sociali, con un linguaggio diretto e un sound unico. Negli anni successivi seguirono “Mattanza” (1976) e “Qualcosa ca nù mmore” (1978), lavori che consolidarono il gruppo come simbolo di una nuova coscienza musicale e civile.

Tra le fila dei Napoli Centrale passò anche un giovanissimo Pino Daniele, che proprio da quell’esperienza trasse ispirazione per il suo stile inconfondibile. Tra i due nacque un sodalizio umano e artistico che durò tutta la vita, culminato nei grandi concerti della superband che univa Senese, De Piscopo, Zurzolo, Amoruso ed Esposito.

Negli anni, James alternò la carriera solista – con dischi come “Hey James”, “Zitte! Sta venenne ’o mammone” e “E’ fernuto ’o tiempo” – alle nuove incarnazioni dei Napoli Centrale, che ritrovarono vigore con l’album “’O Sanghe” (2016), vincitore della Targa Tenco come miglior disco in dialetto. Quel titolo, “Il sangue”, rappresentava per lui tutto: le radici, il sacrificio, la verità.

Senese amava definirsi “nero e napoletano”, e nel suo suono viveva la stessa intensità delle sue parole: “Il mio sax porta le cicatrici della gioia e del dolore della vita”. In quasi sessant’anni di musica, ha attraversato generi, generazioni e confini, senza mai rinunciare alla sua identità.

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