Cerca

CRONACA GIUDIZIARIA

Omicidio Diane, il Riesame smonta la Procura: liberi gli undici indagati della rissa di via Cecchi

Contrasti legati a un presunto traffico di droga. La violenza esplose all’improvviso: coltelli, corse, urla, il sangue sull’asfalto

Omicidio Diane, il Riesame smonta la Procura: liberi gli undici indagati della rissa di via Cecchi

Il tribunale del Riesame di Torino ha respinto la richiesta di undici ordinanze di custodia cautelare avanzata dalla Procura nell’ambito dell’inchiesta sulla rissa con omicidio avvenuta il 2 maggio scorso nel capoluogo piemontese. Quella notte, in via Cecchi, un violento scontro tra due gruppi di giovani di origine straniera si concluse con la morte di Mamoud Diane, diciannove anni, ivoriano, colpito da numerose coltellate. L’indagine aveva portato a individuare undici presunti partecipanti alla spedizione punitiva. Per loro, i magistrati avevano chiesto l’arresto, ipotizzando la partecipazione a una rissa con esito mortale. Ma prima il giudice per le indagini preliminari, e ora anche il tribunale del Riesame, hanno detto no: mancano, secondo i giudici, i presupposti giuridici per una misura restrittiva. Nel provvedimento si legge che, pur riconoscendo la presenza degli indagati sulla scena e la loro partecipazione attiva allo scontro, non è dimostrato che potessero prevedere l’esito letale dell’aggressione. La morte di Diane, secondo la ricostruzione, avvenne nel corso di una colluttazione degenerata da un regolamento di conti tra bande rivali. Sullo sfondo, contrasti legati a un presunto traffico di droga. Il giovane fu raggiunto da più fendenti e morì poco dopo, nonostante i tentativi di rianimazione. Gli investigatori avevano impiegato settimane per ricostruire la dinamica: analisi dei filmati di sorveglianza, testimonianze dei presenti, tracciamento dei telefoni. Le immagini mostravano un gruppo che si fronteggiava in strada, poi la fuga e il corpo del ragazzo accasciato a terra. Un puzzle che resta incompleto. Per il Riesame, la responsabilità individuale dei singoli partecipanti e il nesso di causalità con la morte della vittima non sono, al momento, provati in modo sufficiente da giustificare la custodia in carcere.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.