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Collegno, sul delitto di Marco Veronese tante domande e troppe poche le risposte

Nei prossimi giorni i Ris di Parma esamineranno arma, vestiti e veicolo dell’assassino

Collegno, sul delitto di Marco Veronese tante domande e troppe poche le risposte

Gli atti dell’omicidio di Collegno delineano una vicenda complessa, piena di contraddizioni che sollevano più domande che risposte. Tutto ha inizio il 22 ottobre, quando Michele Nicastri uccide con 24 coltellate Marco Veronese, ex compagno di Valentina Becuti, in via Sabotino. Nel suo interrogatorio, Nicastri sostiene: «Ho ucciso Marco perché Valentina esitava a sposarmi. Aveva troppe preoccupazioni per l’affidamento dei figli». A suo dire, inoltre, i figli di Veronese non volevano vedere il padre. Ma chi glielo avrebbe detto a Nicastri? I bambini stessi o Valentina Becuti? Secondo le carte, i contrasti tra Becuti e Veronese risalgono all’estate 2025, quando Valentina decide di impedire a Marco di vedere i figli da solo. Lui si rivolge a un avvocato per avere più tempo con i bambini; lei assume un’investigatrice privata che piazza anche un gps nascosto nell’auto, convinta che Veronese frequentasse «ambienti poco raccomandabili». L’ultimo pedinamento è stato commissionato proprio il 22 ottobre: la sera in cui è stato ammazzato. Dai documenti emerge che l’uomo aveva rapporti con alcune prostitute e una relazione stabile di quattro anni con una donna che, per volontà di Valentina, non aveva mai conosciuto i figli. Ma se i contrasti con Becuti iniziano nell’estate 2025, perché Nicastri già nel 2022 tagliava le gomme dell’auto di Veronese e anche quelle del padre? Non si trattava di un gesto isolato: segnala un rancore che affonda le radici molto prima del presunto innesco legato ai figli. Una tensione latente, coltivata negli anni, che rende il quadro ancora più contorto. Dopo l’omicidio, Valentina dichiara di aver visto Michele poche ore più tardi senza sapere cosa fosse accaduto. Poi lui scompare. Davanti al gip, conferma di non averlo più sentito né visto fino al 4 novembre, giorno del fermo. Una versione che lascia dubbi: due fidanzati che non comunicano per dodici giorni, mentre fino a poco prima progettavano matrimonio e casa insieme. La loro relazione, secondo quanto emerge dagli atti, era iniziata all’inizio dell’anno, dopo un periodo di amicizia. La proposta di nozze a marzo e la decisione di acquistare una casa, comprata da Nicastri per creare «una nuova famiglia». Nei giorni precedenti al delitto, però, Valentina avrebbe detto che forse si sarebbe trasferita inizialmente solo con i figli.
Per l’accusa, questo cambiamento avrebbe innescato la tragedia. Valentina Becuti non è indagata: il suo legale, Stefano Castrale, ha dichiarato che non rilascerà dichiarazioni. Michele Nicastri è difeso da Tommaso Luca Calabrò e Chiara Gatto. Nei prossimi giorni i Ris di Parma esamineranno arma, vestiti e veicolo dell’assassino, su disposizione del pm Mario Bendoni e del procuratore capo Giovanni Bombardieri.

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