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Salute e prevenzione
19 Novembre 2025 - 12:20
Negli ultimi giorni il tema della legionellosi è tornato d’attualità: nella zona di San Siro, a Milano, è stato segnalato un possibile focolaio. Finora sono stati confermati 11 casi, con un decesso e otto persone ricoverate per complicazioni legate all’infezione. Secondo le autorità sanitarie, tutti i pazienti avevano fattori di rischio che aumentano la probabilità di contrarre la malattia.
La legionellosi è un’infezione polmonare causata dal batterio Legionella pneumophila, noto per proliferare in ambienti caldi e umidi, naturali o artificiali. La malattia è stata identificata per la prima volta nel 1976, quando un raduno della Legione Americana a Philadelphia provocò 34 morti su 221 partecipanti.
Il contagio avviene prevalentemente tramite inalazione di aerosol contenenti il batterio, che può formarsi spruzzando acqua o per contatto con superfici bagnate. Particelle molto piccole raggiungono più facilmente i polmoni, aumentando il rischio di infezione. Raramente, la trasmissione può avvenire attraverso ferite aperte.
La malattia è relativamente rara: nei focolai epidemici, meno del 5% delle persone esposte si infetta. La mortalità varia dal 5-10% nella popolazione generale, ma può superare il 40% nei pazienti immunodepressi non trattati.
Negli ultimi trent’anni, i casi di legionellosi in Italia sono aumentati costantemente, anche se la malattia rimane spesso sottostimata. Nel 2022 sono state segnalate 3.111 infezioni (+14% rispetto al 2021), mentre nel 2023 i casi sono saliti a 3.911, con un incremento del 25%.
Le regioni più colpite sono Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Veneto, Lazio e Piemonte, che registrano il 74,9% dei casi. L’incidenza varia sensibilmente tra Nord, Centro e Sud: 96,6 casi per milione al Nord, 67,5 al Centro e 19,9 al Sud.
La maggior parte dei pazienti ha più di 60 anni e sono prevalentemente uomini (69,2%). Solo una minoranza dei casi è legata a ospedali o strutture ricettive, mentre l’84,4% delle infezioni è di origine comunitaria, cioè senza fonte nota. Inoltre, due terzi dei pazienti presentano patologie croniche o degenerative che aumentano la gravità della malattia.
Il batterio vive sia in ambienti naturali (acque sorgive, fiumi, laghi, fanghi) sia in sistemi artificiali, come tubature, serbatoi, piscine e fontane. Condizioni di calore e umidità favoriscono la sua proliferazione, rendendo certi impianti idrici un potenziale pericolo per la salute umana.
La legionellosi può manifestarsi in due forme principali:
Malattia del legionario – una polmonite acuta con incubazione di 2-10 giorni. I sintomi includono febbre, tosse produttiva, difficoltà respiratoria, dolore toracico e, nei casi più gravi, alterazioni neurologiche o cardiache.
Febbre di Pontiac – forma più lieve, non polmonare, con sintomi simil-influenzali (febbre, malessere, dolori muscolari e cefalea) che si risolvono in 2-5 giorni.
La legionellosi si cura principalmente con antibiotici. La prevenzione è fondamentale e si basa su:
corretta progettazione e manutenzione degli impianti idrici e di riscaldamento dell’acqua,
regolare disinfezione di serbatoi, tubature, fontane e piscine.
Misure tempestive riducono drasticamente il rischio di diffusione del batterio.
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