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Il caso
24 Novembre 2025 - 18:45
Ines Riosecht piange davanti a casa sua
Mercoledì 19 novembre Telt ha avviato formalmente la presa in possesso delle prime abitazioni della frazione San Giuliano di Susa, destinate alla demolizione per consentire la realizzazione della stazione internazionale della linea ferroviaria Torino-Lione. La giornata è stata ampiamente documentata e diffusa dal movimento No Tav, che ha pubblicato testimonianze e immagini degli sfratti sul sito notav.info. Nella loro ricostruzione, l’episodio assume grande pathos, soprattutto attraverso la storia di una delle persone coinvolte, Ines Riosecht, 88 anni.
Il movimento ha descritto l’operazione come un momento di forte rottura con la storia della comunità locale, sostenendo che «la signora Ines Riosecht, 88 anni, residente a San Giuliano dal 1959, non è riuscita a trattenere le lacrime di dolore, salutando per sempre il luogo in cui ha trascorso 55 anni della sua vita». Nel comunicato si afferma inoltre che «in pochi istanti sono stati spezzati legami costruiti nel tempo, mentre funzionari e forze dell’ordine presidiavano ogni gesto, trasformando il dolore di chi salutava per l’ultima volta la propria casa in una pratica da sbrigare e un ingombro da eliminare».
Parallelamente, Telt ha ribadito che le procedure di esproprio e di demolizione rientrano nel processo amministrativo di realizzazione dell’opera e che sono stati già attivati gli indennizzi destinati agli ex proprietari delle abitazioni. L’azienda sostiene di aver operato nel rispetto delle normative vigenti e con adeguate compensazioni economiche. Diversa la posizione dei No Tav, che non solo contestano l’opera in sé, ma criticano anche l’atteggiamento dell’amministrazione comunale di Susa: «Non possiamo ignorare il fatto che quanto accaduto è anche il risultato delle scelte dell’attuale amministrazione segusina, che da tempo ha rinunciato a difendere la propria comunità per allinearsi alle esigenze di Telt. Una città che dovrebbe tutelare chi vi abita si è invece trasformata in un semplice ingranaggio del meccanismo che vuole imporre quest’opera a ogni costo».
Il movimento è tornato a ribadire che continuerà a opporsi all’avanzamento dei cantieri: «Continueremo a esserci e continueremo a resistere dove altri distruggono. Oggi hanno tentato di chiudere una storia, ma a San Giuliano la storia non è finita». Sul fronte dei lavori, Telt ha confermato che la progressione infrastrutturale procede secondo programma, con l’arrivo nel 2026 della prima TBM (talpa meccanica) destinata allo scavo dei tunnel italiani.
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