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Garlasco
16 Dicembre 2025 - 21:20
Diciotto anni dopo l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 nella villetta di Garlasco, la famiglia della giovane vittima ha avviato nuove verifiche sugli oggetti che indossava al momento della morte. Bracciali, collanina, orologio e orecchini, fino ad oggi trascurati dalle indagini, sono ora sottoposti a esami privati per cercare eventuali tracce utili a chiarire la dinamica del delitto. Lo spiega a Fanpage.it Dario Redaelli, ex poliziotto e consulente della famiglia Poggi.
Chiara Poggi indossava il giorno dell’omicidio: un orologio al polso sinistro, tre bracciali al polso destro, una collanina con un ciondolo a forma di dente di squalo, una cavigliera e due orecchini, uno ancora sul lobo e l’altro rinvenuto per terra. Nonostante l’evidenza di questi oggetti, negli ultimi diciotto anni solo la cavigliera è stata analizzata dai carabinieri del Ris, senza risultati significativi. Gli altri accessori furono considerati poco rilevanti ai fini investigativi e mai esaminati.
Secondo Redaelli, l’oggetto più studiato dalle indagini è stata la ormai nota “traccia 33”, rinvenuta sulla scala interna della casa e recentemente attribuita ad Andrea Sempio, indagato per la terza volta dalla Procura di Pavia. La cavigliera e gli altri accessori, invece, erano rimasti ai margini delle indagini ufficiali, nonostante la richiesta della famiglia Poggi nel 2010, durante il primo Appello sul processo a carico di Alberto Stasi.
Le nuove verifiche sugli oggetti della giovane vittima rientrano in un’attività di incidente probatorio voluta dalla famiglia Poggi per avere accesso a tutti gli elementi materiali ancora disponibili. “Abbiamo sempre cercato di collaborare con la Procura, ma spesso le nostre richieste sono state ignorate – spiega Redaelli –. Ora stiamo procedendo autonomamente per raccogliere materiale utile a chiarire ogni dettaglio della scena del crimine, in memoria di Chiara.”
Si tratta di un’indagine a 360 gradi sugli oggetti personali della vittima, finalizzata a ottenere informazioni che finora non erano state acquisite. Redaelli sottolinea che non vi è nulla di eccezionale in questa scelta, considerando che la difesa di Stasi aveva già commissionato in passato investigazioni private su Sempio, con pedinamenti e raccolta di prove genetiche.
Il pigiama che Chiara indossava al momento dell’omicidio era intriso di sangue, rendendo impossibile recuperare impronte digitali o altre tracce biologiche. Per questo motivo, gli oggetti personali possono rappresentare una delle poche fonti di dati ancora inesplorata. “Stiamo cercando di valutare tutto ciò che resta disponibile, per avere una visione più completa della scena del crimine – aggiunge Redaelli –. Se dovesse emergere un elemento in grado di scagionare Stasi, saremmo i primi a sostenere una revisione del processo.”
Con queste nuove perizie, la famiglia Poggi punta a fare luce su dettagli finora trascurati e ad approfondire ogni possibile elemento utile per la verità, dopo quasi due decenni di incertezze e processi.
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