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Il fatto

Mattarella grazia cinque condannati, tra cui un omicida e un ex calciatore

Il Presidente della Repubblica riduce o annulla le pene residue per reati che vanno dalla truffa all’omicidio, valutando circostanze personali e giuridiche

Mattarella grazia cinque condannati, tra cui un omicida e un ex calciatore

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha disposto la concessione di cinque atti di grazia, adottati nel rispetto dell’articolo 87, comma 11, della Costituzione, dopo il parere favorevole del ministro della Giustizia al termine dell’istruttoria prevista.

Tra i casi esaminati figura quello di Zeneli Bardhyl, condannato a un anno e sei mesi per evasione dagli arresti domiciliari. La decisione del Capo dello Stato si è basata sulle valutazioni del magistrato di sorveglianza e del procuratore generale, secondo cui l’allontanamento dall’abitazione obbligata non configurava reato nel caso specifico.

La grazia ha riguardato anche Franco Cioni, condannato a oltre sei anni per l’omicidio della moglie nel 2021, affetta da una malattia terminale. Con il decreto presidenziale è stata annullata la pena residua, pari a cinque anni e sei mesi.

Un altro provvedimento ha interessato Alessandro Ciappei, riconosciuto colpevole di una truffa risalente al 2014 e condannato a dieci mesi di reclusione. Al momento restavano da espiare nove mesi e tre giorni. Nel concedere la grazia, Mattarella ha considerato la scarsa gravità del fatto, il carattere episodico della condotta, il lungo tempo trascorso e il reinserimento sociale del condannato, oggi residente e occupato all’estero.

Beneficiario della clemenza anche Gabriele Spezzuti, coinvolto in reati legati agli stupefacenti commessi nel 2005. Dopo aver concluso la pena detentiva nel 2014, restava a suo carico una multa di 80mila euro, parte di una sanzione complessiva di 90mila euro: proprio l’importo residuo è stato oggetto del provvedimento presidenziale.

Infine, è arrivata una grazia parziale per F. Hamad Abdelkarim Alla, trentenne libico ed ex calciatore, condannato a trent’anni di reclusione per concorso in omicidio plurimo e violazione delle norme sull’immigrazione, in relazione a fatti avvenuti nel 2015.

I decreti firmati dal Presidente della Repubblica rientrano nelle prerogative costituzionali del Capo dello Stato, esercitate sulla base di valutazioni giuridiche, umanitarie e personali.

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