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23 Dicembre 2025 - 18:40
Un decreto presidenziale sancisce una piccola ma significativa modifica all’esecuzione de Il Canto degli Italiani: l’ultimo “Sì!” che tradizionalmente chiudeva l’inno nazionale non dovrà più essere pronunciato. La decisione segue un provvedimento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, su proposta della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, emanato il 14 marzo 2025 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 7 maggio 2025.
Secondo quanto riportato da Il Fatto Quotidiano, l’indicazione ufficiale è contenuta nel documento n. MDA0D32CC REG20250229430 dello Stato Maggiore della Difesa, datato 2 dicembre scorso. Il testo stabilisce che durante cerimonie e eventi militari di rilevanza istituzionale, nelle esecuzioni cantate dell’inno nazionale non si dovrà pronunciare il “Sì!” finale.
La direttiva è stata firmata dal generale di divisione Gaetano Lunardo, Capo del I Reparto dello Stato Maggiore dell’Esercito, ed è stata diffusa a tutti i reparti, fino al livello delle singole stazioni della Guardia di Finanza, affinché la disposizione sia rispettata scrupolosamente. L’allegato al documento cita il D.P.R. 14 marzo 2025 sulle modalità di esecuzione dell’inno nazionale, ai sensi dell’articolo 1 della legge 4 dicembre 2017, n. 181.
Il sito ufficiale del Quirinale propone come riferimento l’esecuzione del 1971 interpretata dal tenore Mario Del Monaco, nella quale, dopo il verso “Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò”, non segue più il tradizionale “Sì!”, ma solo l’accompagnamento musicale. Secondo fonti del Colle, la modifica serve a riallineare l’esecuzione dell’inno al testo originale scritto da Goffredo Mameli.
Tuttavia, la scelta solleva un piccolo mistero storico: mentre il testo di Mameli inviato al compositore Michele Novaro non prevedeva il “Sì” finale, alcune edizioni della partitura di Novaro lo riportano. Inoltre, l’edizione critica curata da Maurizio Benedetti per le Edizioni del Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino (2019) conferma che il “Sì” fu probabilmente aggiunto dallo stesso Novaro. In altre parole, il decreto presidenziale ripristina la versione più vicina all’originale Mameli-Novaro, eliminando un’aggiunta che nel tempo era diventata tradizione.
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