l'editoriale
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15 Marzo 2022 - 07:57
«Il governo intervenga per fermare le speculazioni». È il coro unanime delle varie associazioni di categoria esasperate dall’aumento folle dei costi dell’energia, partito già molto prima dell’inizio della guerra in Ucraina, tra bollette astronomiche, materie prime e carburante che costa sempre più caro. Tanto che la procura di Roma ha aperto un’indagine sull’aumento dei prezzi e il ministro per la Transizione ecologica Cingolani, in merito, aveva parlato di «colossale truffa».
A lanciare l’allarme qui a Torino è Cna che ieri, alla presenza del sindaco Lo Russo, ha presentato il rapporto annuale sulle micro e piccole imprese, le più colpite dalla crisi che stiamo vivendo. «Da alcuni mesi stiamo assistendo a rincari su materie prime, energia e carburanti che in massima parte sono frutto di speculazioni gigantesche e irresponsabili perché i rifornimenti nei nostri magazzini non mancano - sottolinea il segretario di Cna Torino, Filippo Provenzano che parla del - una tempesta perfetta che rischia di bloccare l’economia, peggiore di quella della primavera del 2020 quando c’erano i Dpcm che fermavano i settori per fronteggiare il Covid». Per il presidente di Cna: «È necessario un intervento politico istituzionale di rango europeo che preveda dei tetti sui rincari: non possiamo più far pagare questi aumenti alle casse pubbliche, né alle imprese e alle famiglie». Quanto ai dati congiunturali del rapporto, il segretario di Cna Torino osserva che «A fine 2021 c’erano previsioni di cauto ottimismo che ora sono svanite con la guerra».
Dal monitoraggio, infatti, emerge che a fine anno il 61,4% delle imprese pensava di mantenere i fatturati stabili. L’indagine rileva poi che a Torino il 45,8% delle pmi innova ma nel 55,2% dei casi gli investimenti sono invariati rispetto al 2018 e a prevalere resta l’autofinanziamento nell’83,6% dei casi. Inoltre il 62,6% opera solo sul mercato nazionale. A sostegno delle pmi Unicredit ha messo a disposizione un pacchetto nazionale del valore di 3 miliardi di euro.
In particolare sofferenza appare il mondo dei trasporti che ieri, in Sardegna, ha visto migliaia di tir fermarsi per protesta. Ma non solo. «L’aumento del prezzo del carburante deriva dalla crisi internazionale, ma anche da sacche di speculazione: le compagnie petrolifere stanno riducendo le forniture e, a catena, tutti gli utenti finali stanno subendo conseguenti e allarmanti ripercussioni - si legge ne comunicato congiunto di Ascom, Cna, Coldiretti, Unione Industriale, Api, Confartigianato, Fai, Fita e Casartigiani -. L’impatto degli aumenti produrrà i suoi effetti anche nel settore del commercio ed è prevedibile una nuova diminuzione dei consumi, già provati da due anni di pandemia. Le associazioni dei trasporti e della logistica, dell’industria, dell’artigianato, dell’agricoltura e del commercio, chiedono pertanto al governo uno sforzo straordinario e immediato per fermare la speculazione». A protestare è anche il settore del trasporto persone che conta in Piemonte 2.343 imprese artigiane e oltre 4mila addetti. «Il gasolio è aumentato del 60% in un anno - evidenziano Carlo Boglione e Eralfo Abbate, presidenti di Confartigianato Torino Taxi e Ncc -. Il pieno a un taxi è passato da 87 euro a 145, quello di uno scuolabus da 270 euro a 432 (162 euro in più) che non possiamo in alcun modo scaricare sui Comuni. È una vera follia».
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