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La crisi
06 Febbraio 2025 - 10:13
Negli ultimi vent'anni l'Italia ha perso oltre due milioni di giovani lavoratori, mentre la forza lavoro over 50 è raddoppiata. Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha recentemente denunciato l’urgente necessità di almeno 100mila unità di forza lavoro aggiuntive per colmare il divario tra nuovi ingressi e uscite dal mercato.
Nel 2004, gli occupati tra i 15 e i 34 anni erano 7.632.000, ma nel 2024 sono scesi a 5.467.000, segnando una perdita di 2.165.000 giovani lavoratori. Anche nella fascia centrale dei 35-49enni si registra una riduzione significativa: da 9.818.000 a 8.814.000 occupati nello stesso periodo. In controtendenza, gli occupati tra i 50 e i 64 anni sono passati da 4.511.000 a 9.034.000, dimostrando una popolazione lavorativa sempre più anziana e meno incline all’innovazione.
Il panorama internazionale non è più rassicurante. L’Italia, secondo i dati Eurostat, è tra i paesi con il più alto squilibrio demografico, con una forza lavoro giovane molto più esigua rispetto ai lavoratori maturi. La fascia dei 25-34enni in Italia è inferiore di circa un milione di unità rispetto a quella dei 55-64enni. In confronto, la Germania ha uno squilibrio del 10%, mentre la Francia mostra un surplus del 20% di giovani rispetto agli anziani.
Alla base del problema c'è un drammatico calo delle nascite: dai 562.599 neonati del 2004 ai soli 379.890 del 2023. Il fenomeno si riflette anche nel sistema scolastico, con una riduzione di 100.000 studenti all'anno e la prospettiva di circa 10.000 edifici scolastici inutilizzati nei prossimi due decenni. Le imprese, nel frattempo, faticano a trovare candidati qualificati, con un mismatch che coinvolge un’assunzione su due.
A complicare la situazione è la fuga dei cervelli. Dal 2011 al 2023, 550.000 giovani italiani hanno lasciato il paese, portando via competenze per un valore stimato di 134 miliardi di euro. L’Italia è ultima in Europa per attrazione di giovani, con solo il 6% proveniente da altri paesi europei, contro il 34% della Svizzera e il 32% della Spagna.
Le previsioni per il futuro sono allarmanti. Entro il 2035, l'Italia potrebbe vedere la propria forza lavoro ridursi di 2,5 milioni, scendendo sotto i 21,5 milioni di occupati rispetto ai 24 milioni attuali. Per evitare un tracollo, servono interventi mirati sul collegamento scuola-lavoro, un rinnovato impegno nella formazione continua e politiche efficaci per sostenere famiglia e natalità. Senza un cambio di rotta, l’Italia rischia di vedere i suoi giovani continuare a emigrare, impoverendo ulteriormente il paese e rafforzando le economie dei concorrenti internazionali.
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