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Economia
07 Aprile 2025 - 14:00
Il processo di trasformazione verso una società senza contante in Italia continua a crescere, ma a un ritmo ancora lento. Negli ultimi dieci anni, il volume delle transazioni digitali è triplicato, passando da 174 miliardi a 471 miliardi di euro. Oggi le transazioni digitali rappresentano oltre il 40% dei consumi delle famiglie, rispetto al 17% di dieci anni fa. Questo è stato possibile grazie a politiche favorevoli al cashless e all'aumento di opzioni di pagamento come i pagamenti tramite cellulare e dispositivi indossabili.
Anche a causa della pandemia di Covid-19, le abitudini di cittadini, negozianti e aziende sono cambiate, favorendo un forte sviluppo dei pagamenti digitali. Nel 2023, il settore ha generato un fatturato di 16,8 miliardi di euro, più del doppio rispetto a dieci anni fa, e ha creato oltre 34.000 posti di lavoro, con un aumento del 20,8%. Complessivamente, i benefici economici della digitalizzazione dei pagamenti, tra cui risparmi sui costi e vantaggi per l'industria, sono stati stimati in quasi 40 miliardi di euro negli ultimi dieci anni.
Il rapporto della Community Cashless Society di Teha Group evidenzia questi progressi, ma anche alcune difficoltà. Nonostante i miglioramenti, l’Italia è ancora lontana dalla media europea. Se i tassi di crescita rimangono invariati, si stima che l’Italia raggiunga la media europea di transazioni digitali pro capite nel 2038.
Secondo il Cashless Society Index, che misura quanto i pagamenti digitali siano diffusi in Europa, l’Italia è al 20° posto, il miglior risultato mai raggiunto. Tuttavia, è ancora lontana da Paesi come Spagna (10°), Germania (11°) e Francia (16°). Inoltre, in Italia, il volume delle transazioni cashless è pari al 25% del Pil, mentre la media europea è del 28%. Anche l'importo medio di una transazione digitale è superiore di 11 euro rispetto alla media, indicando che c’è ancora spazio per migliorare.
Un altro miglioramento positivo riguarda l'indice di intensità del contante, che misura quanto viene utilizzato il contante in ogni Paese. Quest’anno, per la prima volta, l’Italia è uscita dalla lista delle trenta economie con il maggiore uso di contante, salendo al 31° posto, con un miglioramento di tre posizioni. Tuttavia, il livello attuale rimane ancora più alto rispetto alla media europea (+1,6 punti).
Un problema persistente è l’economia sommersa, che è aumentata del 9,5% negli ultimi tre anni, tornando a superare i 200 miliardi di euro. Questo è un problema che riguarda l'evasione fiscale e ha un impatto negativo sulle entrate dello Stato. L'IVA evasa, che è la tassa non pagata, ha fatto sì che l’Italia fosse il Paese con il peggior VAT gap (la differenza tra IVA dovuta e quella effettivamente riscossa) in Europa nel 2022. L’Italia ha rappresentato il 18,3% del gap europeo, con un'evasione IVA di 16,3 miliardi di euro.
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