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Lavoro in Italia

Una forza lavoro sempre più grigia: in vent’anni raddoppiano gli over 50 in Italia

Nel 2004 erano il 20% degli occupati, oggi sono quasi il 40%. Ma l’Italia non valorizza donne e giovani

Una forza lavoro sempre più grigia: in vent’anni raddoppiano gli over 50 in Italia

Nel 2004 un lavoratore su cinque in Italia aveva più di 50 anni. Oggi, due su cinque. È uno dei dati più eloquenti dell’analisi condotta da Wired sui numeri Istat relativi alla popolazione attiva italiana: in vent’anni, la quota di occupati tra i 50 e i 64 anni è passata da 4,5 a 8,9 milioni, pari al 38,5% del totale. Il fenomeno riguarda tutta la penisola, con un’accelerazione marcata al Nord Est, dove i lavoratori over 50 sono più che raddoppiati (+121%). Meno incisiva, ma comunque significativa, la crescita al Sud (+68%).

Secondo Alessandro Rosina, professore di Demografia e Statistica sociale all’Università Cattolica di Milano e autore per il Cnel del rapporto "Demografia e forza lavoro", l'invecchiamento è guidato in primis dall’arrivo nella fascia 50-64 anni dei baby boomer, la generazione nata tra gli anni ’60 e i primi anni ’70, numericamente la più consistente. A questo si somma l’aumento della speranza di vita e l’innalzamento dell’età pensionabile, che spingono verso una permanenza più lunga nel mondo del lavoro. “Le aziende, in carenza di manodopera giovane, si affidano all’esperienza”, spiega Rosina.

Ciò che rende il quadro italiano più problematico è però la combinazione tra bassa natalità — nel 2023 sono nati solo 379mila bambini, contro i 537mila del 1999 — e una cultura del lavoro ancora centrata sul maschio adulto. “L’Italia fatica a valorizzare le potenzialità delle donne e dei giovani — sottolinea Rosina — mentre in altri paesi europei queste componenti vengono riconosciute come motori fondamentali per lo sviluppo”.

La forza lavoro che invecchia è solo un lato della medaglia. L’altro è una generazione emergente che si sente poco rappresentata e poco motivata. “Non siamo più nel Novecento — avverte Rosina — il lavoro non è più un sistema gerarchico in cui si esegue. Oggi servono contesti in cui si condividano obiettivi, si valorizzi il fattore umano e si offra flessibilità. E servono salari più alti, altrimenti i giovani emigrano”.

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