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Il caso
06 Giugno 2025 - 14:30
È deflagrato come un ordigno il conflitto tra Elon Musk e Donald Trump. Dopo settimane di tensione, l'escalation è esplosa il 5 giugno, quando il presidente degli Stati Uniti ha risposto con durezza alle critiche mosse da Musk contro il suo piano fiscale, culminate con l'uscita del patron di Tesla dal Dipartimento per l'Efficienza Governativa (DOGE). “Sono deluso”, ha dichiarato Trump, minacciando apertamente di revocare i contratti federali alle aziende dell’imprenditore, tra cui Tesla e SpaceX. Il botta e risposta, avvenuto principalmente via social, è rapidamente degenerato in uno scontro personale e politico senza precedenti.
Le parole del presidente hanno avuto un impatto sui mercati. Le azioni Tesla sono crollate del 14,3% in un solo giorno, bruciando oltre 150 miliardi di dollari in capitalizzazione. Per Musk è stata una disfatta personale: il suo patrimonio netto si è ridotto di 34 miliardi, segnando la sua seconda peggior giornata di sempre in termini economici.
Non solo Tesla. Lo scontro con Trump potrebbe mettere a rischio anche i miliardi di dollari che SpaceX riceve in contratti pubblici per le sue missioni spaziali. Se il presidente decidesse davvero di bloccare i fondi, le conseguenze per l’intero ecosistema spaziale statunitense sarebbero drammatiche. E altre realtà dell’impero muskiano, come xAI Holdings e Neuralink, rischiano di finire sotto pressione normativa e politica.
L’America imprenditoriale osserva attonita e spaccata sulla proposta del nuovo partito avanzata da Musk. Mark Cuban ha espresso simpatia per l’idea del partito centrista , Bill Ackman ha invitato alla tregua per il bene del paese, mentre Paul Graham ha sottolineato la gravità delle accuse mosse da Musk, spingendosi a suggerire che, se confermate, Trump dovrebbe dimettersi.
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