La pensione rappresenta una tappa fondamentale nella vita di ogni lavoratore, ma molti italiani non sono ancora pienamente consapevoli delle scelte disponibili per garantirsi una buona sicurezza economica al termine della carriera lavorativa. Tra le possibilità previste dall’INPS, una delle più dibattute è il riscatto della laurea, che consente di convertire gli anni di studio universitario in anni di contributi ai fini pensionistici.
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L'ultima indagine di Anima Sgr ha evidenziato che, nonostante l'81% degli italiani si preoccupi del proprio futuro pensionistico, solo il 21% ha intrapreso una soluzione integrativa, mentre molti altri non hanno ancora preso iniziative concrete. In questo contesto, il riscatto della laurea viene spesso visto come una soluzione per incrementare l'assegno pensionistico, ma è davvero conveniente?
Il riscatto della laurea può essere richiesto da chi ha conseguito una laurea, un diploma universitario, un dottorato di ricerca o una specializzazione. La domanda può essere presentata sia da chi ha già versato contributi obbligatori, sia da chi non ha ancora iniziato a lavorare. Tuttavia, i costi sono variabili e dipendono dal tipo di riscatto scelto.
Il riscatto ordinario prevede un calcolo basato sul periodo di studio, con due modalità differenti:
Il costo si determina in base a un complesso sistema matematico, che tiene conto dell’età del richiedente, dei contributi già versati e della differenza tra l’assegno pensionistico con e senza il riscatto.
Il riscatto agevolato, invece, prevede un importo fisso determinato dal 33% del minimale per artigiani e commercianti. Ad esempio, per l’anno 2025, un anno di riscatto costerebbe circa 6.123 euro per chi lavora nel commercio.
La risposta a questa domanda non è semplice e dipende dalla situazione individuale. Se l’obiettivo è aumentare l’assegno pensionistico, il riscatto della laurea potrebbe non essere l’opzione più vantaggiosa. Il beneficio, infatti, è spesso troppo ridotto rispetto al costo e il break even (cioè il punto in cui l'investimento inizia a portare frutti) arriva troppo tardi per essere considerato un buon investimento, soprattutto per chi ha già un numero consistente di anni di contributi.
Diverso è il caso di chi desidera anticipare la pensione: in questo caso, il riscatto può risultare più utile, soprattutto per chi vuole interrompere l’attività lavorativa prima dei 67 anni, anche se, come sottolinea l’esperto di MiaPensione, aggiungere 4-6 anni di riscatto della laurea a 20 anni di contributi non sarebbe sufficiente per anticipare la pensione.
Uno degli errori più comuni è quello di considerare il riscatto della laurea come una soluzione universale. Ogni caso è diverso, e ciò che può sembrare conveniente per una persona potrebbe non esserlo per un’altra. Ad esempio, riscattare la laurea non anticipa necessariamente la decorrenza della pensione.
Inoltre, è fondamentale valutare con attenzione il costo del riscatto rispetto ai benefici. Un errore che molti commettono è quello di non avere una visione chiara del lungo termine, concentrandosi solo sul beneficio immediato. Il riscatto della laurea è uno strumento che offre vantaggi, ma va utilizzato con cautela e consapevolezza.