La Commissione europea ha annunciato l’intenzione di porre fine a tutte le importazioni di gas e petrolio dalla Russia entro il 2028. Il piano, presentato oggi a Bruxelles, prevede un’eliminazione graduale dei combustibili fossili russi per rafforzare la sicurezza energetica dell’Unione e ridurre i rischi economici e politici legati alla dipendenza da Mosca.
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Secondo la presidente Ursula von der Leyen, “la Russia ha trasformato le forniture energetiche in strumenti di ricatto”. Per questo, l’esecutivo Ue propone un nuovo regolamento che rientra nella strategia RePowerEu, già adottata nei mesi scorsi, e punta a una transizione energetica pulita e coordinata tra i Paesi membri.
Dal 1° gennaio 2026 sarà vietato stipulare nuovi contratti di importazione di gas russo. I contratti a breve termine già in essere saranno sospesi entro il 17 giugno 2026, mentre quelli a lungo termine dovranno cessare entro la fine del 2027. Una deroga temporanea sarà concessa solo ai Paesi senza sbocco sul mare legati a contratti esistenti, ma anche in questi casi il limite ultimo è fissato al 31 dicembre 2027.
Il divieto comprenderà anche i servizi di rigassificazione per clienti russi, liberando così spazio nei terminali Gnl europei per nuovi fornitori. Bruxelles assicura che l’approccio graduale è stato studiato per evitare scosse ai mercati e garantire la continuità dell’approvvigionamento.
Attualmente l’Ue importa ancora 35 miliardi di metri cubi di gas dalla Russia, di cui 20 come Gnl e 15 attraverso il gasdotto TurkStream. Le forniture arrivano principalmente in Francia, Spagna, Belgio, Olanda, Ungheria, Slovacchia e Grecia. L’obiettivo è rimpiazzare queste quantità senza provocare squilibri economici, grazie alla presenza di mercati interconnessi e a infrastrutture adeguate.
Il regolamento impone agli importatori l’obbligo di tracciare con precisione l’origine del gas e di comunicare i dettagli alla Commissione e alle dogane. L’Agenzia europea Acer monitorerà i progressi e, se necessario, potranno essere adottate misure d’emergenza per garantire la sicurezza energetica degli Stati membri.
Non manca la tensione sul fronte politico: l’Ungheria ha già espresso contrarietà, accusando Bruxelles di aver aggirato il principio dell’unanimità richiesto per le sanzioni, scegliendo invece la via della maggioranza qualificata. La Commissione ha assicurato che continuerà a lavorare in stretto coordinamento con tutti gli Stati, in particolare con quelli più esposti.