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La decisione

DWallet, il Brasile lancia il portafoglio digitale che paga gli utenti per i loro dati

Le implicazioni economiche sono enormi: si parla di un settore che potrebbe valere decine di miliardi di dollari nei prossimi anni

DWallet, il Brasile lancia il portafoglio digitale che paga gli utenti per i loro dati

In un mondo in cui i dati personali alimentano profitti miliardari delle big tech, il Brasile prova a ribaltare le regole del gioco. Nasce dWallet, un progetto innovativo che punta a restituire valore e controllo ai cittadini sulla propria identità digitale. Al centro dell’iniziativa c’è un’idea semplice ma rivoluzionaria: se i dati generano ricchezza, chi li produce deve poterne beneficiare.

Lanciato grazie alla collaborazione tra l’amministrazione federale e la startup tecnologica DrumWave, il progetto sarà gestito da Dataprev, l’ente informatico che supporta la previdenza sociale. Il meccanismo è chiaro: ogni cittadino avrà un portafoglio digitale che raccoglie le informazioni generate dalle sue attività quotidiane – navigazione, acquisti, interazioni digitali. Se un’azienda vuole accedere a quei dati, potrà farlo solo con il consenso dell’utente, offrendogli in cambio un compenso economico.

Il cuore della proposta, però, è anche legislativo. In discussione al Congresso c’è una legge che riconoscerebbe ufficialmente i dati personali come proprietà individuale, aprendo la strada a un mercato regolato e trasparente. Le imprese digitali, in questo scenario, dovrebbero pagare per ciò che oggi spesso raccolgono gratuitamente. E i cittadini, per la prima volta, avrebbero voce in capitolo su come vengono trattate le proprie informazioni.

Le implicazioni economiche sono enormi: si parla di un settore che, in Brasile, potrebbe valere decine di miliardi di dollari nei prossimi anni. Ma non mancano le criticità. Il basso livello di alfabetizzazione funzionale e le competenze digitali ancora limitate rischiano di escludere proprio le fasce più vulnerabili, rendendo difficile un accesso equo e consapevole alla nuova economia dei dati. A questo si aggiunge il timore di nuove forme di sfruttamento o manipolazione.

Ciononostante, dWallet apre una strada nuova. Non si tratta solo di difendere la privacy, ma di riconoscere il dato personale come un bene economico attivo, da gestire in prima persona. Nella fase pilota, un gruppo selezionato di utenti potrà già utilizzare i propri dati come garanzia per ottenere servizi finanziari e ricevere un ritorno monetario diretto.

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