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Politica Internazionale

Trump affonda su Musk: "Espulsione? Ci penserò"

Il presidente accusa il fondatore di Tesla: “Ha preso più soldi pubblici di chiunque altro. Basta razzi e auto elettriche sovvenzionate”

Trump affonda su Musk: "Espulsione? Ci penserò"

Il duello tra Donald Trump ed Elon Musk sale di livello. E stavolta il presidente usa parole che non passano inosservate: «Espulsione? Ci darò un’occhiata», ha detto rispondendo, in tono provocatorio, a una domanda sulla possibilità di deportare il fondatore di Tesla e SpaceX, sudafricano di nascita e poi naturalizzato cittadino statunitense.

Un affondo clamoroso, che arriva mentre i rapporti tra i due – un tempo solidi – sembrano ormai del tutto compromessi. A dividerli è stato il “Big Beautiful Bill”, il colossale piano di spesa economica sostenuto da Trump e fortemente criticato da Musk.

Poco prima di partire per la Florida, dove ha visitato “Alligator Alcatraz”, nuovo centro di detenzione per migranti irregolari, il presidente ha rincarato la dose:
«Musk è infastidito per i crediti fiscali sui veicoli elettrici, ma potrebbe perdere molto di più», ha dichiarato.

Secondo Trump, i generosi sussidi federali concessi a SpaceX e Tesla meritano un’analisi approfondita da parte del DOGE, l’Ufficio per l’efficienza governativa. «Potremmo risparmiare miliardi», ha scritto su Truth Social. «Basta con razzi, satelliti e auto elettriche finanziate con denaro pubblico. Senza questi aiuti, Elon forse dovrebbe chiudere tutto e tornarsene in Sudafrica».

Il colpo si è fatto sentire anche sui mercati: Tesla ha perso oltre il 6% nelle contrattazioni pre-apertura di Wall Street. In un post successivo, Trump ha ricordato come Musk fosse pienamente consapevole della sua storica contrarietà all’obbligo di adozione dei veicoli elettrici:
«Non tutti devono essere costretti a comprarne uno. È sempre stato un pilastro della mia piattaforma elettorale», ha precisato.

Poi l’affondo finale:
«Musk potrebbe essere l’essere umano che ha ricevuto più sussidi nella storia. Senza quei fondi, non ci sarebbero i suoi razzi, i suoi satelliti o le sue auto elettriche. E il nostro Paese risparmierebbe una fortuna. È ora che qualcuno analizzi questa situazione seriamente».

Intanto, al Congresso si combatte un’altra battaglia. Il Senato ha vissuto una lunga sessione notturna, mentre i repubblicani cercavano i voti per far passare il “Big Beautiful Bill”, 940 pagine di maxi provvedimento che prevede 4.500 miliardi di dollari di tagli fiscali e un innalzamento del tetto del debito di 5.000 miliardi.

Tra gli emendamenti più discussi, uno bipartisan ha eliminato la clausola che impediva agli stati di regolamentare l’intelligenza artificiale se beneficiari di fondi federali. Altri, come l’espansione dei fondi per gli ospedali rurali, sono stati respinti.

Nel frattempo, Musk ha replicato su X, ribattezzando il partito repubblicano “Porky Pig Party”, accusandolo di ipocrisia fiscale e di contribuire al continuo aumento del debito.

Con una maggioranza risicata in entrambi i rami del Congresso, i repubblicani non possono permettersi passi falsi. E sebbene Trump punti a firmare il provvedimento entro il 4 luglio, la fase finale resta incerta: il testo dovrà tornare alla Camera per l’approvazione definitiva.

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