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Economia
02 Luglio 2025 - 11:23
Sempre più comoda e presente nei carrelli della spesa, l’insalata in busta – parte della cosiddetta IV Gamma, ovvero prodotti freschi, già lavati e pronti per il consumo – continua a crescere, conquistando una quota importante nel mercato delle verdure. La domanda di prodotti di qualità è in aumento, così come l’attenzione verso la sostenibilità.
Nel 2024, il settore delle insalate pronte ha raggiunto un fatturato superiore al miliardo di euro, con vendite pari a 157 mila tonnellate e un coinvolgimento di circa 30 mila lavoratori. Questo tipo di prodotto, apprezzato per la sua praticità, è stato protagonista anche di una recente degustazione alla cieca.
Il costo dell’insalata in busta è decisamente superiore rispetto a quella sfusa: mentre un chilo di lattuga fresca sfusa si acquista sotto i 2 euro, una confezione da 100 grammi può arrivare a costare quasi un euro, equivalenti a circa 10 euro al chilo, ovvero cinque volte di più. Nonostante questo, la comodità di avere l’insalata già pronta è un fattore decisivo per i consumatori. I dati NielsenIQ elaborati per Unione Italiana Food evidenziano come, solo tra gennaio e maggio 2025, le vendite abbiano superato i 440 milioni di euro, di cui oltre 422 milioni provenienti dalle verdure, segnando un incremento del 2,3% rispetto all’anno precedente.
Nel settore frutta, ancora marginale rispetto alle verdure, si registra comunque una crescita del 7%, con un fatturato di 17 milioni di euro. Tra le preferenze dei consumatori spiccano le insalate monovarietali, che crescono del 6%, mentre le miste subiscono una leggera flessione (-2,9%). Anche le verdure pronte da cuocere registrano un +5,7%.
Unione Italiana Food sottolinea come la IV Gamma non sia solo pratica, ma anche attenta all’ambiente: i prodotti sono lavati e porzionati per minimizzare gli sprechi. Inoltre, l’intero processo produttivo segue criteri sostenibili, con l’uso di impianti fotovoltaici, tecniche agricole a basso impatto, riduzione del consumo idrico e nessun uso di pesticidi. Gli scarti di lavorazione vengono destinati principalmente all’alimentazione animale, in una logica di economia circolare.
Tra le realtà di riferimento spicca Bonduelle Italia, ma il modello più innovativo si trova a pochi chilometri da Milano: Planet Farm, che coltiva ortaggi con la tecnica del vertical farming, in ambienti controllati per garantire la massima qualità di luce, clima e aria.
Planet Farm, fondata da Luca Travaglini e Daniele Benatoff, punta non solo alla quantità ma anche all’eccellenza culinaria. L’azienda coltiva più di 40 varietà di ortaggi e collabora con chef di rilievo per creare insalate gourmet. Tra questi, i fratelli Cerea hanno ideato una ricetta con foglie di senape, rucola, tatsoi e lattughino biondo, arricchita da scampi, arance, uovo pochè, mandorle caramellate e pop corn.
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