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05 Luglio 2025 - 10:45
Nel giorno dell’Indipendenza, Donald Trump ha festeggiato a modo suo: firmando la “Big Beautiful Bill”, una maxi-legge fiscale e di bilancio che promette di ridisegnare l’economia americana – e non senza effetti collaterali esplosivi. Il provvedimento, approvato con i voti del Congresso e celebrato come “una svolta patriottica” dal tycoon, ha fatto subito registrare la prima, clamorosa vittima: Elon Musk. Il Ceo di Tesla, una delle figure chiave che aveva sostenuto la campagna di Trump con un contributo di 250 milioni di dollari, si ritrova ora schiacciato dal presidente, che rischia di infliggere danni miliardari alla sua azienda e all’intero ecosistema green degli Stati Uniti.
Il primo colpo arriva con l’eliminazione del credito d’imposta federale da 7.500 dollari per l’acquisto di auto elettriche, uno degli strumenti principali che hanno spinto milioni di americani verso la mobilità sostenibile. Il bonus, cuore dell’Inflation Reduction Act dell’era Biden, scomparirà entro settembre. Cancellato anche l’incentivo da 4.000 dollari per le auto elettriche usate e il credito per le flotte aziendali. Una mazzata per Tesla, che ha già registrato un calo del 13,5% nelle consegne nel secondo trimestre e si troverà ora a competere in un mercato più ostile e senza il paracadute fiscale. Ma non è finita.
La legge firmata da Trump stravolge anche il meccanismo dei “crediti di emissione”, un pilastro dei conti di Tesla. Fino ad oggi, l’azienda guadagnava miliardi vendendo “carbon credits” ad altre case automobilistiche per aiutarle a rispettare gli standard ambientali. Ma la “Big Beautiful Bill” azzera le sanzioni per chi viola le norme CAFE (Corporate Average Fuel Economy): senza multe, nessuno avrà più interesse ad acquistare crediti di CO₂. Solo nel 2024, questa voce ha portato a Tesla circa 2,8 miliardi di dollari, pari a quasi il 40% dell’utile netto. Una fonte di profitto destinata a evaporare.
Oltre all’auto elettrica, Tesla è coinvolta in settori strategici come le batterie, l’energia solare e le infrastrutture di ricarica. Anche qui, la nuova legge taglia profondamente. Vengono eliminati gli sgravi fiscali per l’installazione di impianti fotovoltaici, le detrazioni per batterie domestiche e pompe di calore, e i bonus per le stazioni di ricarica. In breve, tutte le leve che avevano sostenuto la transizione energetica americana vengono neutralizzate.
Il fondatore di Tesla ha minacciato la creazione di un terzo partito indipendente, mentre il presidente ha replicato con sarcasmo, insinuando che senza i sussidi pubblici Musk “sarebbe tornato in Sudafrica”. La “Big Beautiful Bill”, oltre a infliggere un colpo durissimo al settore green, fa esplodere il debito pubblico oltre il 120% del PIL. Una scelta che segnala la volontà di Trump di puntare su un rilancio a breve termine dell’economia, smantellando però anni di politiche ambientali e fiscali progressiste.
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