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ECONOMIA

Età pensionabile, possibile stop all’aumento dal 2027: il punto su scenari e impatti

Il Governo valuta il blocco dell’adeguamento all’aspettativa di vita. Gli esperti avvertono: rischio per l’equilibrio del sistema

Età pensionabile, possibile stop all’aumento dal 2027: il punto su scenari e impatti

Sta per riaprirsi uno dei fronti più caldi e controversi della politica italiana: quello delle pensioni. Dal 2027, per effetto dell’aumento della speranza di vita, l’età pensionabile dovrebbe salire di tre mesi. Ma il governo Meloni sta pensando di bloccare tutto. Una scelta che, se da un lato potrebbe evitare nuovi “esodati” e disagi sociali, dall’altro preoccupa chi vigila sulla tenuta dei conti pubblici.

La partita è tutt’altro che tecnica: dietro le cifre ci sono persone, storie di chi ha già lasciato il lavoro contando su regole che ora rischiano di cambiare. Secondo la CGIL, oltre 44mila lavoratori potrebbero restare senza pensione e senza reddito. Una bomba sociale, innescata da un sistema pensionistico sempre più fragile, incastrato tra vincoli di bilancio e nuove emergenze. Nel mentre, le autorità tecniche, come l’Ufficio parlamentare di bilancio, mettono in guardia: rinunciare all’adeguamento automatico significa scaricare il peso del cambiamento demografico sulle nuove generazioni. Ma il governo sembra deciso ad andare avanti, almeno per il biennio 2027-2028.

Secondo i dati demografici aggiornati dell’Istat, tra il 2027 e il 2028 l’età di pensionamento dovrebbe crescere di tre mesi. Questo comporterebbe l’innalzamento dell’età per la pensione di vecchiaia da 67 anni a 67 anni e 3 mesi, e dei requisiti per la pensione anticipata: da 42 anni e 10 mesi a 43 anni e un mese per gli uomini, da 41 anni e 10 mesi a 42 anni e un mese per le donne.

Il governo, tuttavia, intende bloccare l’aumento, almeno temporaneamente. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha più volte lasciato intendere che la priorità sarà congelare l’adeguamento per il biennio 2027-2028. Ancora da chiarire se il blocco riguarderà tutte le forme di pensionamento o soltanto quella legata all’età anagrafica. In particolare, l’esecutivo punta a tutelare i cosiddetti “nuovi esodati”, ovvero quei lavoratori che tra il 2020 e il 2024 hanno accettato uscite anticipate con strumenti come isopensione, contratti di espansione o i Fondi di solidarietà bilaterali. La CGIL stima oltre 44mila persone a rischio: se le regole cambiassero, si troverebbero senza pensione e senza reddito.

Il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, ha ribadito che il governo intende fermare l’aumento dell’età pensionabile previsto per il 2027. Una scelta simile era già stata fatta nel 2019 per alcune categorie, come i lavoratori che svolgono attività gravose, per i quali l’aumento è stato sospeso fino alla fine del 2026.

L’Ufficio parlamentare di bilancio non condivide l’idea di bloccare l’aumento dell’età pensionabile. Secondo la presidente Lilia Cavallari, è importante mantenere il collegamento con l’aspettativa di vita per tenere in equilibrio il sistema. Meccanismi automatici, ha spiegato, sono più giusti e trasparenti rispetto a decisioni prese di volta in volta, perché aiutano a distribuire i costi tra chi lavora oggi e chi è già in pensione. L’Upb ha anche avvertito che le pensioni future saranno adeguate solo se il lavoro sarà stabile, continuo e ben pagato. Senza queste condizioni, il sistema rischia di non reggere nel tempo.

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