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Stellantis, chiusura anticipata dello stabilimento di Cassino: non si riapre prima di settembre

Ferie forzate per i lavoratori, produzione dimezzata nel 2025. I sindacati chiedono un incontro urgente con l’Ad Antonio Filosa

Stellantis, chiusura anticipata dello stabilimento di Cassino: non si riapre prima di settembre

Chiusura anticipata per lo stabilimento Stellantis di Cassino, nel Lazio. Le linee produttive si fermeranno completamente da venerdì 25 luglio, con una settimana di anticipo rispetto alla consueta chiusura estiva. La ripartenza, inizialmente prevista per il 18 agosto, è stata rinviata a data da destinarsi, ma le fonti sindacali interne allo stabilimento parlano già di riapertura non prima di settembre. Le prime aree ad essersi fermate sono Lastratura e Verniciatura, già inattive da oggi, mentre Montaggio continuerà ancora per un solo giorno. Il motivo è legato al fatto che mancano gli ordini per i tre modelli attualmente prodotti nello stabilimento – Alfa Romeo Giulia, Stelvio e Maserati Grecale, anche nella variante elettrica. Tutti veicoli di fascia premium, assemblati su un’unica linea, per cui la domanda è drasticamente calata.

I numeri presentano una situazione critica: solo 10.500 vetture prodotte nel primo semestre del 2025, secondo i dati Fim-Cisl, con un calo del 34% rispetto al 2024. Da gennaio a oggi, lo stabilimento è rimasto fermo per il 50% delle giornate lavorative. Nell’ultimo mese ha funzionato appena per una settimana, alternando lunghi stop tra fine maggio, giugno e luglio. Una situazione che, secondo i sindacati, non è più sostenibile. «Serve un intervento urgente da parte del governo – afferma Mirko Marsella, segretario Fim-Cisl di Frosinone –. Vogliamo sapere dall’amministratore delegato Antonio Filosa quale sarà il destino produttivo di Cassino. La mancanza di una programmazione industriale chiara sta mettendo a rischio l’intera occupazione locale».

Lo slittamento è dovuto a una modifica strategica del progetto: Stellantis ha infatti deciso di affiancare motorizzazioni ibride alla prevista gamma full electric, per rispondere a un mercato che ha rallentato la transizione verso l’elettrico. Una scelta che comporta ripianificazioni tecniche complesse, con nuove tempistiche di sviluppo e produzione. Nel frattempo, però, Cassino rischia di rimanere senza missione produttiva chiara, in un contesto dove Stellantis ha già spostato importanti volumi all’estero – in Polonia, Serbia, Marocco e Algeria, tra gli altri. I sindacati hanno lanciato un appello al governo e in particolare al Ministero delle Imprese e del Made in Italy affinché convochi al più presto un tavolo con Stellantis. «Non possiamo più permetterci di assistere passivamente al ridimensionamento degli stabilimenti italiani – aggiunge Marsella –. Cassino è un sito strategico, ma oggi è messo in stand-by, e i lavoratori stanno pagando il prezzo più alto».

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