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ECONOMIA & LAVORO

Crisi d’impresa, torna l’ondata di fallimenti: +18% in tre mesi

Dati CRIBIS: commercio ed edilizia in affanno, aumentano anche i concordati. Il Codice della Crisi funziona, ma non basta

Crisi d’impresa, torna l’ondata di fallimenti: +18% in tre mesi

In Italia tornano ad aumentare i fallimenti aziendali. Nel secondo trimestre del 2025 le liquidazioni giudiziali sono state 2.712, con un incremento del 18% rispetto allo stesso periodo del 2024.
A raccogliere i dati è CRIBIS, società del gruppo CRIF, specializzata in analisi finanziaria e monitoraggio delle imprese italiane. I suoi report vengono utilizzati da banche, assicurazioni e fornitori per valutare l’affidabilità economica di aziende e clienti. Il numero resta al di sotto dei livelli pre-Covid, ma la tendenza è chiara: la crescita delle procedure è costante da due anni.

Il comparto più coinvolto è il commercio, con 826 fallimenti tra aprile e giugno, in crescita del 16% rispetto al primo trimestre dell’anno. Seguono i servizi (597 casi, +8%) e l’edilizia, che registra un aumento marcato: da 493 a 600 liquidazioni giudiziali. Quest’ultimo dato conferma la persistente fragilità del settore delle costruzioni, nonostante qualche segnale positivo in altri ambiti.

A livello territoriale, la Lombardia guida la classifica con 543 fallimenti, seguita da Lazio (400) ed Emilia-Romagna (239). Queste tre regioni raccolgono insieme il 43,5% del totale nazionale.
La distribuzione rispecchia in parte la densità imprenditoriale, ma evidenzia anche la maggiore esposizione di queste aree alle dinamiche macroeconomiche.
Decisamente più contenuti i numeri nelle regioni con minor tessuto produttivo: Valle d’Aosta (1 caso), Molise (5) e Basilicata (7).

Parallelamente all’aumento dei fallimenti, cresce anche l’uso dei concordati preventivi, strumento giuridico per la ristrutturazione dei debiti. Nel secondo trimestre del 2025 se ne contano 129, contro i 94 dello stesso periodo del 2024: +37%.

Secondo Marco Preti, amministratore delegato di CRIBIS, “questi dati riflettono le difficoltà delle imprese italiane in un contesto economico ancora incerto. L’inflazione, le tensioni geopolitiche e il ritorno delle barriere commerciali pesano in particolare sulle PMI più esposte all’estero”, ha dichiarato a Il Sole 24 Ore. Il Codice della Crisi d’Impresa, in vigore dal 2022, ha introdotto nuove procedure pensate per prevenire il fallimento. Dal 2022 al 2024 le segnalazioni sono aumentate da 1.177 a oltre 4.300. L’utilizzo è trasversale per settore e territorio, con una maggiore incidenza nel Nord e nei comparti di costruzioni, industria e distribuzione.

Anche se negli ultimi anni le regole sono cambiate, ci sono ancora diversi problemi. Come spiega anche il sito giuridico Altalex, una parte dei giudici e della pubblica amministrazione continua a vedere il fallimento come una colpa da punire, più che come un problema da risolvere in tempo.

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