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ECONOMIA & AGRICOLTURA

Cambia la vendemmia dell’Asti Docg: meno uva, regole nuove e mercato in allerta

Il Consorzio taglia le rese per il 2025 e mette parte della produzione in stoccaggio: ecco cosa cambia davvero per il vino simbolo del territorio

Cambia la vendemmia dell’Asti Docg: meno uva, regole nuove e mercato in allerta

Chi produce Asti Docg dovrà fare un po’ meno: il Consorzio abbassa le rese a 90 quintali per ettaro. È questa la decisione approvata ieri dall’assemblea dei soci del Consorzio Asti Docg: per la vendemmia 2025 si scende da 100 a 90 quintali per ettaro. Di questi, cinque dovranno essere messi da parte in stoccaggio, almeno fino al 31 marzo 2026.

Una scelta non semplice, ma necessaria, per far fronte a un mercato sempre più incerto. Nel primo semestre del 2025 sono state registrate 45,6 milioni di bottiglie con contrassegni di Stato: l’8,2% in meno rispetto allo stesso periodo del 2024. La riduzione delle rese è stata proposta dal consiglio di amministrazione come misura per proteggere il valore della denominazione e prevenire squilibri tra domanda e offerta. L’obiettivo è chiaro: mantenere stabile il mercato, senza compromettere la qualità e l’immagine dell’Asti Docg nel mondo.

Il presidente del Consorzio, Stefano Ricagno, ha sottolineato che in un contesto internazionale sempre più instabile – ancora segnato dagli effetti dei dazi imposti negli anni scorsi – è fondamentale gestire l’offerta in modo responsabile. Controllare i volumi, ha detto, serve a garantire una crescita equilibrata e duratura per tutta la filiera.

Nel concreto, la resa massima di 90 quintali varrà sia per l’Asti Spumante che per il Moscato d’Asti. È previsto un margine di supero fino a 18 quintali per ettaro, che potranno essere utilizzati come mosto bianco aromatico. Eventuali eccedenze ulteriori – fino a 12 quintali – dovranno invece essere destinate ad altri usi, non legati alla produzione di vino.

Quanto allo stoccaggio, le aziende potranno decidere se classificare i prodotti accantonati come mosto bianco aromatico o vino bianco. Alla scadenza del periodo, sarà il Consorzio a valutare se sbloccare quei volumi per l’Asti Docg o prolungare la misura. Una stretta che guarda al futuro con prudenza, per difendere un prodotto simbolo del territorio e garantire sostenibilità economica lungo tutta la filiera.

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