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L'INTERVISTA

Elezioni Piemonte, il “golden boy” del Pd scalda i motori

Valle: «Decidiamo con le primarie»

Daniele Valle

Daniele Valle

Sui banchi di Palazzo Lascaris Daniele Valle ha studiato per nove anni “da governatore”. Fin da quando ha iniziato a muovere i primi passi nel mondo della politica, lo chiamano il “golden boy” del Pd e ora in molti guardano verso di lui per strappare al centrodestra la guida della Regione Piemonte.

Consigliere è presto per parlare di strategie?
«No, se vogliamo costruire un’alternativa valida dobbiamo partire per tempo. Dalle ultime elezioni abbiamo capito che abbiamo un forte radicamento su Torino, mentre su molte altre provincie non siamo rappresentati».
Dopo le ultime primarie il Pd ha registrato un incremento di tessere come non si vedeva da anni. È l’effetto Schelin?
«Sicuramente».
Ma lei era un sostenitore di Bonaccini...
«Sì, ma il risultato delle primarie ci ha detto chiaramente che Schlein è riuscita a mobilitare una passione e un entusiasmo maggiore. Nonostante gli iscritti del Partito fossero orientati su un’altra proposta...»


E questo non potrebbe creare nuovi attriti interni al Pd?
«È una situazione che rischia di creare un partito “strabico”. Ma se lei sarà abile nel coniugare le due parti avrà un Pd che guarda a una fetta più ampia di popolazione. Cosa che non è impossibile. Il Pd dal 18% si sta portando verso il 20%, ma quando è nato era sopra il 30% con Veltroni e con Renzi ha raggiunto il 40%. In altre parole, la possibilità di tenere insieme un riformismo più liberale e una sinistra più forte nelle rivendicazioni è possibile».
Tornando al locale, c’è chi sostiene che la vittoria della Schlein abbia fatto da volano alla candidatura della vice presidente Chiara Gribaudo per le Regionali 2024. È vero?
«Prima dobbiamo pensare a un programma e a una coalizione. Come sempre ci saranno diverse visioni su chi potrà interpretarli meglio, ma il nostro partito ha uno strumento straordinario a disposizione: le primarie. Ancor più importante dal momento che potremmo trovarci a competere con un governatore uscente. Chiunque ci rappresenti dovrà colmare una differenza importante di popolarità».


In questo contesto si parla anche di candidati civici.
«Sì, l’esperienza di Torino dimostra che si può tenere insieme tutte queste opportunità. Con la festa delle primarie si decide chi vince».
Potrebbe tornare sul tavolo l’ipotesi Saracco?
«Questo deve dirlo lui».
Un altro nome che viene fatto da mesi è il suo. Pensa di partecipare alla “festa delle primarie”?
«Sono decisioni che mi piace prendere insieme. Io amo molto andare in montagna e lì impari da subito che quando si va in gruppo bisogna decidere tutto insieme: la destinazione, l’orario di partenza, le pause. Tutto. Questo è il modo in cui mi piace fare politica da sempre».
Ma glielo hanno chiesto?
«Non nascondo che ci sono molti che guardano a me come candidato, che mi sollecitano e mi supportano. In ogni caso, usando un’altra metafora sportiva: per preparare una maratona bisogna prepararsi mesi e mesi prima».
Cirio si ricandida secondo lei?
«Tre cose sono certe: non decide lui, non si decide in Piemonte e non si deciderà adesso, ma più in là nel tempo».

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