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LO SFOGO SOCIAL DI SOFIA

«Caro Mattarella, mio marito non tornerà più. Lo Stato ci deve delle risposte»

La rabbia su Facebook della moglie di Giuseppe Saverio Lombardo, morto a Brandizzo

Sofia e il marito Giuseppe, morto a Brandizzo, con la nipotina

Sofia e il marito Giuseppe, morto a Brandizzo, con la nipotina

«Caro presidente Mattarella, lo Stato ci deve delle risposte. Non mi basta che la politica sia addolorata». A sfogare la sua rabbia è Sofia, moglie di Giuseppe Saverio Lombardo, una delle cinque vittime del disastro ferroviario di Brandizzo. Uno sfogo che Sofia, straziata dal dolore per la perdita del marito, ha affidato alla sua pagina Facebook.
«Sono la moglie di uno dei lavoratori che ha perso la vita per le Sue ferrovie - inizia così il post della moglie di Giuseppe Saverio Lombardo - dove Lei dice di aver fatto le condoglianze alla famiglia, che in realtà non ha mai fatto. Facile farli attraverso uno schermo dove nessuno può urlare e dire nulla. Mio marito, insieme agli altri operai, non ha dato una festa. Un tragico incidente ha portato alla loro scomparsa, è andato al lavoro per mantenere la famiglia, per portare cibo. Vi lavate la coscienza dicendo "Siamo addolorati". Queste ca..o di parole non porteranno mio marito a casa. Ho un figlio. Se vuole dimostrare davvero rispetto vogliamo delle risposte, non che tutto passi per incidente, perché erano al lavoro. Com'è possibile una tale disgrazia? Com'è possibile che non sia stato detto a questi ragazzi di non iniziare il lavoro perché c'era un treno che passava? Com'è possibile che al treno non sia stato comunicato che c'erano degli operai al lavoro che, ripeto, carissimo Presidente, LAVORAVANO PER DARE DA MANGIARE ALLA FAMIGLIA».

Sofia continua a sfogare la sua rabbia con queste parole: «Non si può dire errore, un errore non porta alla morte di 5 persone, non si permetta di dire "Sono col dolore delle famiglie". Io ho dovuto sapere di mio marito perché tornando dal lavoro mi sono vista sotto casa dei giornalisti che mi chiedevano di rilasciare una intervista per la sua morte. Salgo in casa, accendo la TV sperando in uno sbaglio, vedo la foto di mio marito, andato via per lavoro. Vogliamo risposte, vogliamo che il responsabile paghi per tutto. Non facciamo che visto che si tratta dello Stato il tutto venga messo del dimenticatoio, tanto chi erano, solo semplici cittadini che lavorano per la famiglia? Un numero come tanti, giusto? La informo che quel "numero" avevano un nome, avevano una famiglia che ancora adesso li ama e continua fare quel maledetto numero nella speranza che rispondano, che continua a sperare che ogni suono di campanello sia lui, che ogni chiamata di cellulare sia il suo numero, che la sera spera di svegliarsi e scoprire che era tutto un incubo. Sappia che a noi tocca il compito di dire ai nostri figli, ai nostri nipotini che non ci sarà più».
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