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La profezia di papa Ratzinger
02 Marzo 2025 - 05:30
Papa Francesco e Papa Ratzinger
Premesso che ognuno può dire ciò che vuole e, da quando non è più reato, può anche bestemmiare in pubblico, altrettanto concessa è la libertà di criticare, anche aspramente, chi usa Domine Iddio solo per farsi pubblicità e suscitare scandalo. Questo giornale ieri ha riferito, con una cronaca asciutta, dello spettacolo teatrale di Fabrizio Corona. Tralasciando la vicenda Gerry Scotti (l’ex fotografo se la vedrà direttamente con il conduttore tv), Corona ha preso il Papa a prestito per dire che Francesco è già morto, che il Vaticano è una sorta di Spectre e poi giù a proferir bestemmie, avvolto dal tripudio del pubblico che gremiva il teatro. Intanto il Papa non è morto e non c’è alcun motivo da parte della Santa Sede di nascondere il decesso di un pontefice. Che muoia oggi, domani o tra una settimana, non cambia assolutamente nulla, le Borse non crolleranno. I decreti che ha firmato Francesco, altro non sono che atti ordinari di governo della Chiesa, nulla di segreto o di fuori dal comune. Corona cavalca semplicemente il trash con banalità che non hanno né capo né coda, giusto per mantenere o accrescere il suo seguito di follower di qualche centinaio di creduloni e poi per dare in pasto al pubblico del suo spettacolo qualcosa di sensazionalistico che giustifichi il prezzo pagato per il biglietto.
Insomma, una vergogna. Tant’è che pensando all’ex paparazzo super tatuato, ex galeotto che piace molto a modelle, modelline e showgirl, ma rigorosamente figlio di papà, c’è chi dice che lui sia il diavolo. Incarnazione di Satana o Lucifero e che di ciò, lui se ne compiaccia. Ma se agli inferi Satana o Lucifero lo venissero a sapere, querelerebbero Corona al pari, almeno, di come farà Gerry Scotti. Insomma, il diavolo è qualcosa di serio (quasi come Domine Iddio), Corona no. Alla fantasia del lettore la definizione più appropriata dell’ex paparazzo figlio di papà. Verrebbe da dire, parafrasando un antico proverbio, «prendetevela con i fanti, ma lasciate stare diavoli e santi». Diavoli e santi che in questi tempi hanno ben altro a cui pensare. Da una parte c’è il Papa che vive sulla sua pelle un dolorosissima Via Crucis e che lotta per portare a termine l’anno giubilare appena iniziato. Se ce la farà, poi si dimetterà. Dunque, entro 12 mesi, se non prima, sarà convocato il Conclave e i cardinali dovranno eleggere il nuovo vicario di Cristo. E’ evidente che interlocuzioni e trattative siano già cominciate e che la malattia di Francesco le abbia accelerate. Il Conclave, in quanto evento planetario (a votare sono cardinali di tutto il pianeta) suscita attenzione e curiosità in tutte le parti del mondo. Se poi a cavalcare l’evento oltre ai mezzi di comunicazione, ci si mettono pure i bookmeker con il “totopapa”, è evidente che le votazioni della Cappella Sistina si trasformino in una sorta di spettacolo che non ha eguali. Ma il diavolo ancora non ha fatto capolino, ma lo farà certamente.
Infatti, mai come oggi, nella Chiesa si considera possibile uno scisma di ben più vaste proporzioni di quello provocato dai tradizionalisti del vescovo francese Marcel Lefebre nel 1988. Il vento della diaspora soffia in più continenti: dall’America del Nord e dall’Africa, all’Oceania e vede uniti attorno ad un unico candidato le componenti più conservatrici della Chiesa Cattolica: Virgilio do Carmo da Silva, primo porporato di Timor Est; Oswald Gracias, di Bombay (India); Willem Eijk, di Utrecht (Paesi Bassi); Patrick D’Rozario, da Dhaka (Bangladesh), William Goh da Singapore, il tedesco Gerhard Müller, ex Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo di Kinshasa. Tutti voteranno, ameno al primo scrutinio, il cardinale Robert Sarah, originario della Guinea, ex Prefetto della Congregazione per il Culto Divino. I tradizionalisti non sono maggioranza, ma sembrano essere compatti, mentre, alla loro sinistra, i progressisti sono uniti solo dal non consentire a Sarah di diventare Papa. Ecco allora come lavora il diavolo: se tra i due schieramenti non ci sarà un accordo di mediazione, lo scisma potrebbe essere inevitabile. Uno scenario che già Papa Ratzinger aveva prefigurato: «Dalla crisi odierna - affermava - emergerà una Chiesa che avrà perso molto. Diverrà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. Non sarà più in grado di abitare gli edifici che ha costruito in tempi di prosperità. Con il diminuire dei suoi fedeli, perderà anche gran parte dei privilegi sociali. Sarà una Chiesa più spirituale, che non si arrogherà un mandato politico flirtando ora con la Sinistra e ora con la Destra. Sarà povera e diventerà la Chiesa degli indigenti».
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