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I bollettini del Gemelli
02 Marzo 2025 - 05:00
Papa Francesco
Come sta davvero papa Francesco? Potrà riprendersi e continuare il suo ministero? Domande che al momento non hanno risposte. La situazione clinica continua a essere preoccupante, ma il pontefice non sarebbe allettato e sembra essere in grado di esercitare il suo ministero, sia pur parzialmente, firmando nomine e decreti. C’è però chi dice, specie dopo quanto dichiarato dal cappellano del Policlinico Gemelli («Bisogna sperare ogni oltre speranza»), che le condizioni di salute di Francesco siano particolarmente critiche. Ci si chiede (lo fa il gruppo di giornalismo investigativo coordinato da Fabrizio Peronaci), perché non sia stata diffusa neppure una fotografia del pontefice al Gemelli e perché non si sia affacciato alla finestra del suo appartamento neppure per pochi secondi. Forse perché Francesco non intende creare polemiche simile a quelle che hanno circondato l’agonia e la morte di Pio XII. Ciò che più preoccupa, in realtà, lo si evince da una frase contenuta nel bollettino medico diffusa dalla sala stampa vaticana: «ieri il Papa ha ricevuto la comunione». Segno, questo, che Francesco non ha potuto neppure celebrare la messa, cos che può avvenire anche da seduti e che nessun pontefice non rinuncerebbe mai a fare se non davvero impedito. Ieri il Papa si è svegliato, ha fatto colazione, ha bevuto il caffè e si è dedicato alla lettura dei quotidiani. Non ha avuto altre crisi dopo quella di venerdì pomeriggio. L’ultima crisi, con il broncospasmo che gli ha anche causato il vomito, rientra comunque in una defaillance respiratoria «e non avrebbe coinvolto altri organi», precisano fonti vaticane.
Il broncospasmo
Il broncospasmo consiste in una restrizione improvvisa dei bronchi, che riduce di conseguenza il passaggio di aria nei polmoni: ne deriva una immediata difficoltà nel respirare. «Si ha broncospasmo - spiegano fonti ospedaliere - quando la muscolatura liscia dei bronchi, che circondano le vie aeree dei polmoni, si contrae anormalmente e in modo eccessivo: ed è questo che porta alla restrizione dei bronchi». La conseguenza è che si può avere respiro sibilante o un rantolo, tosse secca o grassa, dispnea, senso di costrizione. La crisi si può risolvere in pochi minuti - anche con l'uso di broncodilatatori -, e in caso di ingestione accidentale per esempio di vomito, come nel caso del Papa, si esegue la broncoaspirazione. «Il broncospasmo - spiegano i medici - può essere scatenato da più fattori, soprattutto dalle malattie infiammatorie come l'asma (di cui il Papa soffre ndr.), la bronchite, e naturalmente la polmonite. Quando la saturazione del sangue, ossia la quantità di ossigeno, cala drasticamente, come evidentemente è successo al Papa, non bastano più i «naselli», ossia le cannule nasali che somministrano ossigeno. I medici che hanno in cura il Pontefice hanno detto di essere ricorsi a «una ventilazione meccanica non invasiva a pressione positiva», che si sostituisce al paziente nelle varie fasi degli atti respiratori; può essere nasale, facciale, total-face o a scafandro, a seconda delle esigenze e della tollerabilità. Ora il rischio per il papa potrebbe essere quello di una nuova infezione, una polmonite definita ab ingestis, cioè da ingestione, o un peggioramento della funzionalità respiratoria causata dall'inalazione di residui di cibo.
La situazione
Dopo un fine settimana molto difficile, lo scorso, nei primi giorni della settimana sono stati riferiti «miglioramenti» sulle condizioni di Papa Francesco e poi, venerdì, una nuova crisi. Un’oscillazione che, secondo i medici, non era prevedibile. È probabile che nel corso del ricovero le terapie con antibiotici siano state modificate e abbiano funzionato tardivamente. Tutto fa pensare che all’inizio i farmaci non abbiano dato i risultati sperati e che sia stato necessario cambiare strategia. I pazienti anziani vanno incontro spesso a fasi alterne. La ripresa è lenta soprattutto se non si riesce, e non è infrequente, a centrare subito la terapia ottimale.
La polmonite
La polmonite è una delle prime cause di ricovero nei reparti di medicina. Una certa percentuale di persone contraggono forme batteriche nei cui confronti i farmaci non hanno attività. È il fenomeno purtroppo sempre più diffuso dell’antibiotico-resistenza, l’emergenza sanitaria più imminente. Ma se il paziente non risponde, si capisce solo dopo due o tre giorni e a quel punto bisogna approfondire gli esami di laboratorio per scegliere gli antimicrobici più adatti a uccidere il batterio responsabile.
La patologia
Il Papa mostra tutti i sintomi di una malattia sistemica che ha colpito più organi, la sepsi. Prima i polmoni, poi i reni. Siamo nel mondo delle ipotesi perché a questo non hanno mai accennato i bollettini della Santa Sede. Gli antibiotici, in questi casi somministrati per via endovenosa perché agiscano più rapidamente, oltre a uccidere i batteri che hanno portato l’infezione, fanno strage dei cosiddetti germi buoni, non patogeni. Un esempio sono quelli intestinali. Inoltre c’è il pericolo di effetti collaterali, alcune sostanze potrebbero aver danneggiato i reni, ma la priorità in queste situazioni è sconfiggere la polmonite e scongiurare l’arrivo di altre crisi respiratorie che da qualche giorno non sono sopraggiunte.
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