Nel 2024, il Piemonte ha registrato un significativo aumento delle ore di cassa integrazione, arrivando a un totale di 51 milioni ore, con un incremento del 64,2% rispetto all’anno precedente. A questa cifra si aggiungono 1.3 milioni di ore dei fondi di solidarietà, destinati ai lavoratori privi di altri strumenti di sostegno al reddito, per un totale complessivo di 52.4 milioni di ore, con un aumento del 61,2% rispetto alla media nazionale.
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Quest'ultima, visto che le ore di cassa integrazione autorizzate sono state 507 milioni, c'è stato un aumento più contenuto del 20%. Tuttavia, il dato piemontese risalta per il suo forte aumento, che riguarda in particolare alcune province. Torino, con 32.4 milioni di ore, continua a essere la provincia con il maggior numero di ore di cassa integrazione in Italia, seguita da Vicenza e Brescia. A fronte di questi numeri, altre province piemontesi hanno visto aumenti notevoli: Novara ha registrato un impressionante +178%, Torino un +103,1%, e Biella un +76,9%.
Il segretario generale Uil Piemonte Gianni Cortese ha commentato la situazione: “I dati relativi alla cassa integrazione confermano le difficoltà attraversate lo scorso anno dalla nostra regione. Per l’automotive, così come per gli altri settori produttivi, c’è bisogno di un approccio europeo basato sulla neutralità tecnologica, affinché le scelte industriali e produttive non penalizzino l’occupazione e favoriscano una transizione giusta. Finora l’Unione Europea si è concentrata prevalentemente su regolamentazioni e restrizioni, senza un adeguato supporto finanziario.”
In contrasto, alcune zone come Alessandria e Cuneo hanno visto una diminuzione delle richieste, rispettivamente del 17,3% e del 18,2%. L’andamento variegato in Piemonte riflette le difficoltà economiche che continuano a colpire in modo differenziato le diverse aree, con Torino in prima linea nel panorama nazionale per la cassa integrazione.
"Ora, secondo noi della Uil, dovrebbe assumersi la responsabilità di guidare il cambiamento attraverso la creazione di un grande fondo sovrano, un "Fondo Sure in Transition", con una dotazione importante di miliardi di euro, destinato all’innovazione, alla ricerca e alla tutela dell’occupazione”, conclude Cortese.