La strage del Mottarone, perché al di là dei distinguo giuridici, di strage si tratta, poteva essere evitata. Sembra questa la convinzione dei magistrati della procura di Verbania che ieri hanno indagato alcuni tecnici e dipendenti della funivia. Ieri la procuratrice Olimpia Bossi ha parlato di errore umano e le indagini sembrano prendere con decisione questa direzione. «Non scartiamo alcuna ipotesi - ha detto Bossi -, compresa quella dell’errore umano». Già ieri pomeriggio la pm ha convocato e sentito il testimone, un turista proveniente dalla Toscana, che ha dichiarato che il giorno precedente la strage (sabato ndr.) vi era stato un guasto alla funivia. «Ero salito la mattina in vetta - ha detto l’uomo - e poi sono rientrato con l’ultima corsa. In quel frangente la cabina si è fermata, verosimilmente per un guasto. Ho visto che qualcuno è intervenuto, ma ovviamente non so dire di più. Poi la funivia è ripartita». Per verificare quanto accaduto il giorno precedente, i magistrati, attraverso i carabinieri, hanno ascoltato anche sei tecnici dipendenti dell’impianto, entrati in caserma come persone informate sui fatti e tre di loro sarebbero usciti come indagati. L’accaduto potrebbe non aver nulla a che fare con l’incidente del giorno dopo («potrebbe essere stato anche solo un calo di forza», spiegano gli investigatori), ma in questi frangenti «non possiamo trascurare nessun dettaglio», aggiungono in procura, da qui gli avvisi di garanzia come atti dovuti. Quel che è certo, ha sottolineato la pm, è che il giorno precedente, secondo quanto riferito dal teste, «la funivia si è fermata a lungo per un intervento a un guasto». Anche «l’ipotesi del “forchettone” fa parte degli accertamenti in programma» e che saranno affidati al Politecnico di Torino. «La “forchetta” - ha spiegato Bossi - è un meccanismo che fa parte del sistema di blocco e sblocco della cabina e se sia stato inserito o meno dovrà essere verificato». Infatti, oltre alla fune tranciata di netto, non sarebbero entrati in funzione i freni, certamente almeno uno che, da alcune immagini in possesso della procura, sarebbe stato disattivato da una staffa in metallo di colore rosso, cioè il “forchettone”. Esso viene utilizzato normalmente quando le cabine sono vuote o poco piene. In questo modo il gestore della funivia, evita perdite di tempo nel caso in cui scatti il freno, bloccando la cabina in mezzo al percorso, un fatto che «costringerebbe l’operatore a intervenire sul posto per disattivarlo». Una circostanza che si verifica per esempio quando salta la corrente o c’è un guasto del sistema idraulico, come sarebbe accaduto sabato, ma il giorno successivo (lo verificheranno le indagini) i tecnici della funivia si sarebbero dimenticati di ripristinare il sistema. Con il “forchettone”, la cabina scende ugualmente verso la stazione. La procura di Verbania acquisirà «presso tutti gli enti che possono avere un coinvolgimento», tra cui l’Ufficio speciale trasporti a impianti fissi Ustif (che per i controlli in Piemonte può contare su otto tecnici di cui solo tre ingegneri), tutti i documenti relativi all’impianto di Stresa.
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