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Per non perdere un po’ di soldi

funivia-mottarone VVFF

Vigili del fuoco sul luogo della tragedia

Non c’è stato nessun evento avverso, non è colpa di un fulmine e neppure di un attentato come qualche voce aveva sussurrato. La tragedia del Mottarone dove hanno perso la vita 14 turisti ignari, lasciando in vita soltanto un bimbo di cinque anni che si è appena svegliato in un letto in ospedale, è stata causata dalla rapacità di un imprenditore e dalla stolta condotta dei suoi più stretti collaboratori. Tutti solidali nel non voler fermare la funivia nonostante i guasti segnalati per non perdere quattrini. O se volessimo concederlo per non creare altri buchi ad un bilancio aziendale già provato dal Covid. Di qui il piano B rispetto a quello che imponevano i controlli, ossia il blocco dell’impianto e le sostituzioni imposte dalla sicurezza. Un fermo di mesi che poteva compromettere la stagione turistica. Così per settimane quella cabina ha giocato alla roulette russa con la pelle di centinaia, forse migliaia di persone, fino a domenica quando si è verificata la tragedia. Peggio una doppia tragedia che presto trascinerà nel fango dove è giusto annaspino, anche altri responsabili. Perché qui di casuale, di imponderabile non c’è proprio nulla. Peggio, c’è la negazione di un rischio che si conosceva e che è stato accantonato, ponendo quelle forchette rosse sulle ganasce dei freni, ultimo possibile baluardo contro un guasto, mentre si è sottovalutato che il cavo d’acciaio era in tiro da 25 anni e che poteva non reggere più. Proprio come è accaduto divorando la vita di famiglie, di giovani coppie felici e di bambini. Non sollevano, in questo quadro malefico, neppure le confessioni e gli arresti. Compreso il padrone del vapore, ossia quel Luigi Nerini, ultimo erede della famiglia che gestisce l’impianto. Che oggi Stresa, annegata nel lutto e nella vergogna, disconosce e condanna.

beppe.fossati@cronacaqui.it
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