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Tutti coloro che cadono

aereo kabul

da YouTube

Ieri un video è comparso improvvisamente sul Web, sui social, sui siti dei principali organi di informazione. L’ho guardato e per un bel po’ di tempo mi sono augurato che fosse fasullo, che i media italiani stessero riprendendo delle immagini fake, ma c’era anche sui siti stranieri. Eppure, bisognava provare a credere, a sperare, che fosse fasullo.

Un cargo americano che si appresta a decollare sulla pista dell’aeroporto Hamid Karzai, centinaia di persone che si accalcano davanti alle ruote, che si aggrappano alla carlinga, al carrello, che invocano un posto per fuggire. Poi, l’aereo decolla e, mentre è lontano nel cielo, dei puntini si staccano da sotto le ali, da sotto la fusoliera. Sì, potete immaginare ) chi fossero quei “puntini”.

“Falling men” sono stati definiti dai media, uomini che cadono, come quelli che abbiamo visto l’11 settembre del 2001, uomini e donne che si gettavano nel vuoto dalle Torri Gemelle per non morire bruciati. Una salvezza impossibile, come quella negata a chi è costretto a rimanere nell’Afghanistan caduto senza che le sue truppe provassero a resistere, mentre il suo presidente, un economista detto «l’Americano», fuggiva via in volo verso qualche stato confinante e poi verso gli Stati Uniti. Via le rappresentanze diplomatiche, via gli stranieri, via i cooperanti, ché lasciarli lì sarebbe una condanna a morte.

C’è chi si nasconde in casa, le donne stanno già vestendo il burka. Vent’anni di guerra, di impegno, di miliardi spesi e decine di morti anche con la divisa italiana... Ora, dovranno aprirsi dei corridoi umanitari, l’Italia non potrà essere cieca e sorda come finge di esserlo per il Mediterraneo e per la rotta balcanica. Perché non è solo Kabul che cade (il nostro ministro degli Esteri, intanto, avvistato al mare a Porto Cesareo).

andrea.monticone@cronacaqui.it
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