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I monumenti all’abbandono

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Le foto in bianco e nero riemerse da un vecchio archivio raccontano una Torino che non c’è più. Decine di uomini con il cappello in giacca e cravatta aspettano il proprio turno una fila ordinata, all’ingresso di una piscina all’aperto di Barriera. Ce ne sono anche a colori, di fotografie scattate lì. Ma si fermano a dieci anni fa, quando una vasca della storica piscina Sempione venne danneggiata dai lavori per il vicino passante, e tutto l’impianto venne chiuso per ragioni di sicurezza.

La ristrutturazione, promessa più volte, è rimasta sulla carta. Quei cancelli delle foto ingiallite dal tempo sono stati chiusi con pesanti catene e lucchetti. E questa piccola “Le Cupole” comunale di periferia in cui hanno sguazzato generazioni di ragazzi torinesi è stata lasciata al suo destino. Conquistandosi immediatamente un posto d’onore nella mappa dei monumenti all’abbandono che, soprattutto da queste parti, abbondano. Fabbriche e teatri, magazzini e vecchie scuole. Torino nord è piena di spazi vuoti, scartati da una politica che continua a riempirsi la bocca di progetti per le periferie, per i giovani da recuperare. Ma poi priva quegli stessi ragazzi di luoghi che nei quartieri difficili rappresentano occasioni e, una volta “gettati via” tra le cose inutili, diventano contenitori di disperazione.

È successo all’ex Gondrand, alla ex scuola Salvo d’Aquisto, alla ex Grandi Motori. Dove è stato messo un “ex” davanti a un nome, prima o poi, c’è stata una occupazione. E ovviamente anche alla ex piscina Sempione. Dove ieri mattina sono arrivati poliziotti e vigili per portare via cinque persone che ne avevano fatto una casa. Con letti, cucine, tende, cibo in scatola e qualche libro da leggere. Vite nascoste. Fantasmi che la polizia ha fatto riemergere. Per qualche ora. Perché, come dimostrano l’ex Gondrand, lungo Stura e via Germagnano, i blitz non cancellano i problemi, che si spostano altrove.
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