L’immagine è quella di una ragazza serena, con molti sogni nel cassetto. La fotografia conservata da un’amica è quella di Giusy Arena (la cantastorie), quando aveva vent’anni. Allora, appassionata di musica, si spostava portando con sé un mangiadischi. «Ascoltava, Mina, Ornella Vanoni, Caterina Caselli. Il suo sogno era quello di diventare come loro» e si esibiva per gli amici di Montanaro durante le feste, attorno a una grigliata. In una di queste sagre, infatti, è stata scattata la fotografia della ragazza, quando già la vita le aveva riservato le prime sofferenze.
Un aborto a quindici anni e poi una storia oscura che Giusy aveva messo in rima e cantava sotto i portici di via Torino a Chivasso. Quei due gemelli partoriti e che le erano stati portati via. La vita di Giusy si è spenta in modo tragico sotto un cavalcavia, quello dell’Alta Velocità, alle porte di Brandizzo. Lì è stata uccisa e poi finita con un colpo in fronte. Ma prima dell’epilogo, c’è una vita intera, tutta da raccontare. Il primo amore, un compagno di scuola, «un ragazzo di Montanaro molto alto, dinoccolato» e di buona famiglia. Giusy che rimane incinta e lo scandalo da evitare a tutti i costi.
Poi, anni dopo, un altro uomo è comparso nella sua vita. Ma da quel momento, sono cominciati i tormenti, le sofferenze che hanno spinto la cantastorie in una sorta di esistenza parallela. «Si è chiusa in se stessa, è diventata diffidente e sospettosa», dice oggi Laura Mosca, una delle persone a lei più vicine. Chi l’ha sempre compresa, è stata la mamma Angela che a Giusy avrebbe lasciato la fetta più grossa dell’eredità. Angela Li Sacchi aveva fatto testamento, favorendo la figlia, ma lasciando al maschio (Angelo) la vecchia casa di Montanaro.
La mamma che Giusy ha sempre visitato, almeno due volte la settimana, anche negli ultimi due anni, recandosi al cimitero e portando fiori di campo. «Li raccoglieva nei prati lungo quella stessa strada che costeggia i boschi» dove è stata uccisa, la vecchia carrettiera che collega Chivasso con Montanaro e che oggi non percorre quasi nessuno. Per Giusy quel denaro che aveva poi incassato in contanti dall’ufficio postale, quasi non aveva valore e chissà dove l’aveva nascosto, forse in casa o in qualche altro luogo.
Negli ultimi anni, la sua vita era scandita dagli stornelli improvvisati e dalla cura di cani e gatti randagi. Partecipava ancora alle grigliate, quelle del quartiere dove abitava, la Coppina, e ricambiava per gli inviti, non più con le canzoni di Mina o della Vanoni, ma regalando barattoli di marmellata che lei stessa produceva con le mele o le ciliege che aveva raccolto dagli alberi di frutta lungo quella strada maledetta.
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