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Rischio valanghe a livello 3 sulle montagne torinesi, scende l'allarme nel cuneese. Ma evitate i fuori pista

Dopo le tre slavine negli ultimi giorni, resta elevato il rischio di nuove valanghe

Rischio valanghe a livello 3 sulle montagne torinesi, scende l'allarme nel cuneese. Ma evitate i fuori pista

Rischio valanghe a livello 3 sulle montagne torinesi, scende l'allarme nel cuneese. Ma evitate i fuori pista (foto di repertorio)

Resta al livello 3, su una scala che va da 1 a 5, l’allerta valanghe sulle Alpi torinesi, mentre scende a livello 2 su quelle cuneesi. Resta quindi invariato, rispetto a 24 ore prima, il rischio di nuove slavine sulle nostre montagne e su quelle di confine, che già sono state teatro di tre diverse valanghe nel giro di appena tre giorni.

La prima, in ordine di tempo, è stata anche quella più grave, in quanto ha travolto tre sciatori. Si è verificata il giorno di Santo Stefano appena oltre confine, sul territorio di Monginevro, e ha avuto come vittime tre sciatori italiani che stavano effettuando del fuoripista. Due componenti della comitiva sono riusciti a “galleggiare” sulla neve ma il terzo, un 40enne di Milano, è stato meno fortunato ed è rimasto sepolto dalla massa bianca. Estratto dal soccorso alpino francese, è stato rianimato sul posto - era in arresto cardiocircolatorio - e poi trasportato all’ospedale di Briançon da dove, viste le sue condizioni estremamente gravi, è stato poi trasferito a Gap: la prognosi resta riservata.

Il giorno successivo, una valanga si è abbattuta sulle piste dello Jafferau, a Bardonecchia, appena riaperte dopo la copiosa nevicata dei giorni precedenti. Per fortuna, nessuno è rimasto ferito e dopo le necessarie operazioni di messa in sicurezza la situazione è tornata alla normalità.

La terza e (si spera) ultima slavina si è verificata 24 ore più tardi, domenica, a Claviere, non lontano dal territorio di Monginevro. In questo caso a dare l’allarme è stato un maestro di sci che ha parlato anche di 2 o 3 sciatori che stavano effettuando del fuoripista in quell’area. Per fortuna però le ricerche hanno dato esito negativo: probabilmente gli sciatori erano già scesi più a valle.

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