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IL BORGHESE

La giostra dei migranti

La giostra dei migranti

La giostra dei migranti

Chiaves, 1.049 metri di altezza sui monti di Lanzo, 50 abitanti più qualche villeggiante, un solo negozio di alimentari che fa anche il caffè, è diventato il paesello più chiacchierato del Piemonte. Sarà perché ha più che raddoppiato le sue anime, e lo ha fatto in una botta sola, qualche giorno fa all’alba, sarà perché gli ospiti arrivati con un pullman sono migranti provenienti dall’Africa e scaricati qui secondo un piano di collocamento che sfugge ai più, Prefettura compresa.

Tanto da far pensare che se in strada Fontana Sistina non vi fosse stata una palazzina di quattro piani, con annesso cortile, disabitata da tempo, la scelta sarebbe caduta altrove. Come dire che il piano si basa sulle strutture che si trovano e sui proprietari che accettano di metterle a disposizione. Come è accaduto qui dove è spuntata una cooperativa torinese, la Sanitalia Service in forza di un bando fatto per superare un’emergenza che si fa sempre più complicata.

Di Chiaves, per capirci, ce ne sono e ce ne saranno centinaia. E se questa frazioncina di montagna fa discutere per l’incongruenza tra il numero degli abitanti e quello degli ospiti e per i servizi che non ci sono, il motivo esiste. E si traduce in una parola: improvvisazione. Chi ha scelto il luogo per ospitare questi giovanotti che ora quasi si barricano tra quelle quattro mura, forse ha scoperto Chiaves sulla mappa delle Valli di Lanzo. E non si è preoccupato che qui, tra un mese, non si potrà andare per strada con gli infradito. E che l’accoglienza - se la si vuole fare - deve essere una cosa seria e organizzata. Gli abitanti storcono il naso. Con sospetto e anche paura. I loro ospiti forse fanno altrettanto. Tutti insieme non guardano al futuro con serenità. Colpa del pressapochismo con cui si è affrontata questa giostra. La giostra dei migranti.

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