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IL BORGHESE

Torino come Lampedusa: 500 migranti in poche ore

Tensioni al centro sovraffollato di via Traves: ecco perché rischiamo un altro Moi

Migranti via Traves

Migranti via Traves

Un uomo dorme per terra coperto da un asciugamano liso, i vestiti sono appesi sui rami di una pianta rinsecchita. Poco distante, un bimbo di appena quattro anni giocherella con una volontaria della Croce Rossa. L’emergenza migranti ha travolto Torino. Sembrava impossibile che nella sabauda e organizzata città della Mole potessero vedersi scene come quelle che siamo abituati ad associare all’hub di Lampedusa. Eppure, ieri mattina, in via Traves, era sotto gli occhi di tutti che la situazione fosse ormai fuori controllo.

La povertà era percepibile a occhio nudo fin dal piazzale del centro di accoglienza. Oltre la cancellata poi da qualche tempo non è più permesso andare. Ma anche dove non arrivava lo sguardo, era l’odore a segnalare la presenza di centinaia di persone ammassate. Un campanello d’allarme molto chiaro che rievoca alla mente la situazione di degrado delle Palazzine Ex Moi, per anni occupate abusivamente. Il rischio che la storia si ripeta è concreto, ma le conseguenze potrebbero essere anche peggiori.


Nella mattinata di ieri infatti un nuovo pullman carico di migranti ha fatto il suo ingresso nel centro di accoglienza vicino alla Continassa. Oltre 500 persone (25 i minori) per 180 posti letto appena. La matematica non conosce pietà: i conti non tornano e i volontari della Croce Rossa sono i primi a rendersene conto. Scatta così una corsa disperata per recuperare le tende dove mettere al riparto bambini e famiglie. Nei container compaiono letti a castello aggiuntivi. E si chiamano persino i boy scout per poter mettere a disposizione nuovi spazi modulari di accoglienza. La corsa contro il tempo poi diventa una corsa contro la pioggia, prevista in serata.

«Ci vuole una soluzione» commenta laconico il presidente della Croce Rossa Torino, Giovanni Vernero, che pure sottolinea come gli ospiti del centro si stiano adattando alle condizioni più estreme in un clima di cordiale convivenza. In realtà qualche rissa e momento di tensione c’è stato, ma poteva andare molto peggio. «Per alleggerire via Traves si potrebbe trovare una struttura di dimensioni intermedie che permetta di fronteggiare temporaneamente l’emergenza» ipotizza Vernero. «Penso a uno spazio da 100, massimo 150 persone - prosegue -. Potrebbe trovarsi anche fuori città, in provincia». Al momento, le proposte scarseggiano e sembrano già essere state scartate l’ex caserma Mardichi di via Bologna e l’ex poligono militare di Vauda.


Nel pomeriggio poi sono arrivati altri due pullman. Mentre la macchina organizzativa faceva di tutto per non crollare e la politica si rimpallava la responsabilità di trovare la soluzione a un problema che tutto può dirsi fuorché “emergenziale” o inaspettato, i volontari della Croce Rossa Italiana servivano un pasto per i nuovi arrivati.

Pennette al pesto, un tozzo di pane e melanzane. Un piatto di pasta è rimasto abbandonato su un muretto. Il ragazzo che lo ha appoggiato dimostra circa vent’anni. È alto, magro, con le gambe lunghe, lunghe. Quando si accorge di essere osservato si infila tra i denti la pagnotta e corre via. Raggiunge un gruppo di altri cinque ragazzi intenti a giocare a pallone nello spiazzo asfaltato. Tutto intorno c’è chi mangia, chi si nasconde il volto dai fotografi. Alcuni dormono buttati per terra, fuori dal perimetro del centro, alla fermata dell’autobus. La biancheria prendere aria appesa dove capita. C’è anche chi si allontana. Semplicemente, camminando. 

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