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Il Borghese
12 Dicembre 2023 - 06:30
Riscaldamento, si accendono i termosifoni nelle case dei torinesi
Dice una preside che non è vero che in classe si gela: la temperatura non scende sotto i 17 gradi, ci ha detto. Bene, peccato che secondo il Dpr del 18 dicembre 1975, la temperatura minima fissata per gli ambienti scolastici sia di 18 gradi. E anche nei luoghi di lavoro - perché la scuola è anche questo, per i professori, per il personale non docente, ma in fondo per gli stessi studenti visto che, come si diceva una volta, studiare è il loro lavoro - ci sono temperature al di sotto delle quali non è possibile scendere. Così come, se si passano i 26 gradi centigradi, il datore di lavoro ha l’obbligo di provvedere a rinfrescare gli ambienti. È una questione di sicurezza sul lavoro, pura e semplice.
E sarebbe importante che la si considerasse tale proprio a scuola, visto che è in un’aula che, qualche tempo fa, uno studenti di 17 anni, Vito Scafidi, ha perso la vita a causa di lavori di ristrutturazioni antichi effettuati malamente e controlli inesistenti. E non deve essere un caso che sia un sindacato a sollevare il problema a livello istituzionale, nel momento in cui si parla di almeno un centinaio di istituti, in tutto il Piemonte, con la caldaia rotta.
«Problemi alle caldaie, termosifoni impantanati e infissi malandati. Continuano ad arrivarci decine e decine di segnalazioni dagli istituti scolastici dell'area metropolitana di Torino, da Ivrea e Pinerolo oltre che da Chieri e da Susa, dove gli studenti e il personale sono lasciati al freddo. La sicurezza nelle scuole deve essere una priorità, non si può agire solo in seguito alle emergenze, ciò che conta davvero è la quotidianità, dove si registrano troppo spesso episodi di questo genere» dice il segretario generale Uil Scuola Rua, Giuseppe D'Aprile. Sono proprio le analisi del sindacato a svelare il numero di un centinaio di istituti con guai di riscaldamento.
Sul tema si esprime anche il segretario regionale Uil Scuola Rua Piemonte, Diego Meli: «Il risparmio va bene, ma non sulla pelle dei lavoratori. È inaccettabile lavorare con cappotti e sciarpe». D’Aprile, poi, sottolinea che «di sicurezza nelle scuole bisognerebbe parlare tutti i giorni. È un settore nel quale si intrecciano competenze diversificate. Serve una pianificazione di medio e lungo periodo. È ora di denunciare le inadempienze che possono avere conseguenze gravi e pretendere un maggiore impegno per la sicurezza nelle scuole da parte di tutti gli attori coinvolti attraverso interventi organici e strutturati nel tempo».
Problemi di manutenzione, ma anche di anzianità degli edifici, per cui non basterebbero i soldi di due Pnrr per sanare tutto quanto. Poi, per carità, i guasti capitano: ma certo è alquanto curioso sentire un sindaco che, per i guai all’impianto di riscaldamento della scuola elementare, minacci di rivolgersi al Prefetto se la ditta non rispetterà i termini del servizio. Viene da chiedersi cosa ci si potrà inventare, considerando che abbiamo a che fare con una politica che, nel pieno della pandemia, aveva varato i banchi a rotelle...
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