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IL BORGHESE

Le lenticchie portano fortuna

Leggi il commento del direttore Beppe Fossati

Le lenticchie portano fortuna

Le lenticchie portano fortuna

Ammettiamolo questo 2023 se ne va lasciandoci stanchi e preoccupati. E non solo per l’inflazione che si è rosicchiata un bel po’ di quattrini dalla nostra busta paga, per il caro bollette e per l’ansia quotidiana verso il futuro, ma anche perché, a volte, in questo mondo fatichiamo a riconoscerci. Per le guerre che ci feriscono l’anima, per le violenze, per il clima che sembra impazzito. Ogni giorno ce n’è una come diceva mia nonna, toccando ferro sul bordo del putagè ove a Capodanno cucinava pentolate di lenticchie che, si sa, portano soldi e fortuna. Lei si riferiva alla campagna, con quella saggezza contadina che benedice il sole cocente, ma prega perché piova. Da bambino quella vita l’ha apprezzata perché era semplice con lo scandire di ore sempre uguali. E ora a tratti la rimpiango mentre cerco di digerire notizie a cui dovrei essere abituato e che invece mi sorprendono. Come l’ottobre più caldo di sempre (ma chi lo dice?), l’alternanza continua tra piogge torrenziali e siccità a perenne dimostrazione che non abbiamo imparato nulla, manco a creare delle pozze per conservare l’acqua. E poi le frane, gli smottamenti, le strade che finiscono a valle, i ponti che vanno giù.

E ora a tratti la rimpiango mentre cerco di digerire notizie a cui dovrei essere abituato e che invece mi sorprendono.

Ne abbiamo scritto e, temo, ne scriveremo ancora, mentre la politica banchetta a chiacchiere grazie ai fondi del Pnrr che però non sa come spendere, mentre il territorio continua a a sgretolarsi. Troppo cemento e poco buonsenso? Forse. D’altra parte basta infilarsi in un’autostrada per
scoprire che si viaggia da un cantiere e l’altro e che per arrivare ad Alassio ci si mette lo stesso tempo di quando papà mi portava al mare con la sua 600 carta da zucchero nell’estate del 1962.
E già la tragedia del ponte Morandi di Genova ci ha fatto scoprire con tutte le sue croci che siamo fragili, e per la verità anche un po’ cialtroni. Ma la vita scorre così: con operai obbligati a lavorare sui binari tra un treno e l’altro, di notte, come fantasmi poco pagati. E quando capita la tragedia, come a Brandizzo, c’è il corteo di Stato. E ci si stupisce di certe “abitudini” di lavoro, del caporalato e delle tante mascalzonate sulla vita della gente. Impareremo da queste vicende? Boh, il cosiddetto Superbonus che avrebbe dovuto consentirci di ristrutturare casa a gratis, ha solo bruciato quattrini.

E sperando non si fa peccato, diceva un monsignore. Dunque lasciamo dietro il passato e facciamoci gli auguri.

Mentre le scuole sono vecchie, gli ospedali pure, le case popolari troppo fredde. Dovremmo, e mi riferisco ai buoni pensieri per il 2024, cambiare registro. Ma come? Sotto l’albero Stellantis lascia il carbone (amaro) della cassaintegrazione, mentre la sanità cerca una dimensione che consenta di garantire cure a tutti, e non solo grazie ai quattrini dei privati. Torino non starà a guardare, dunque prepariamoci: due, forse tre anni di cantieri, code, arrabbiature. E sperando non si fa peccato, diceva un monsignore. Dunque lasciamo dietro il passato e facciamoci gli auguri. Buon Anno a tutti! 

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