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IL BORGHESE
16 Gennaio 2024 - 06:30
L’ex Fiat ora è sotto ricatto?
Come si adeguano i flussi produttivi delle vetture assemblate, al transitorio andamento della domanda di mercato? Lo insegna Stellantis che, proprio alla ripresa del lavoro a Mirafiori dopo un mese di stop, annuncia altre tre settimane di cassa integrazione. Esattamente dal 12 febbraio al 3 marzo, spezzando ancora una volta il trend produttivo della 500 elettrica e della Maserati e tagliando di brutto le buste paga dei lavoratori.
La verità in questo balletto che può avere anche qualche maliziosa interpretazione, è che la 500 elettrica costa troppo cara e il mercato non la accoglie come i cervelloni ex Fiat avevano sperato. Ciò al netto delle speranze e delle promesse intercorse tra le nostre istituzioni e i vertici del Gruppo, addirittura con vincoli di segretezza che oggi si azzerano con provvedimenti inaspettati anche dal fronte sindacale, mentre a scapito dei contribuenti si fa di conto sui 17 anni consecutivi con cui il combinato disposto di Fiat/Fca e Stellantis fanno ricorso alla cassa integrazione. Ce n’è abbastanza per fare qualche fuga in avanti sulle ultime strategie che appaiono quasi ricattuali per Torino e per il governo sempre più incalzato dalla necessità di varare una vera politica nazionale sull’auto. Di mezzo ci sarebbero i possibili aiuti di Stato (su cui gli eredi dell’Avvocato sono veri specialisti) e in particolare quel tesoretto di oltre 6 miliardi a disposizione del ministro Urso.
Quattrini che Stellantis evidentemente vorrebbe a sostegno dell’auto elettrica per rendere più agevole l’acquisto della 500, ma che, secondo voci autorevoli, potrebbero anche essere un interessante incentivo per spingere costruttori esteri a investire in Italia. A cominciare dai cinesi. Mirafiori dunque potrebbe essere al centro di un braccio di ferro tra l’azienda e il governo, e il continuo ricorso alla cassa integrazione un metodo per alzare la posta in gioco?
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