Cerca

Shock a Mirafiori

17 anni di cassa, paga ridotta a 900 euro, trasferimenti: che succede nell'ex Fiat

La 500 elettrica non vende abbastanza, i sindacati chiedono un incontro con Stellantis

17 anni di cassa, paga ridotta a 900 euro, trasferimenti: che succede nell'ex Fiat

Diciassette anni consecutivi - anche se non continuativi, ovvio - di cassa integrazione, di ammortizzatori sociali: anche il 2024 inizia malamente per Mirafiori, dove i dipendenti delle Carrozzerie questa mattina sono tornati al lavoro - dopo cinque settimane di stop e ferie forzate - solo per sentirsi annunciare un nuovo stop, altre tre settimane di cassa integrazione.

Saranno 2.260 i lavoratori delle linee di 500 elettrica e Maserati che si fermeranno dal 12 febbraio al 3 marzo, praticamente tutto il cuore delle Carrozzerie. Nonostante, a fine 2023, fosse stato annunciato lo sbarco della 500 BEV sul mercato americano, nonostante per molto tempo si fosse parlato di aumentare la produzione - le famose 100mila vetture all’anno - e nonostante anche l’apertura dell’hub dell’economia circolare, rilancio a nuova vita per la grande fabbrica.

Invece, dalle parti di Mirafiori non cambia nulla: la realtà è che la 500 non vende più abbastanza e proprio il calo degli ordini è stato il motivo dello stop annunciato da Stellantis alle organizzazioni sindacali. Rinviata a data da destinarsi la nuova Quattroporte, anche i modelli Maserati ancora in produzione stanno andando lentamente in pensione.

«Una doccia fredda - commenta Gianluca Rindone, coordinatore Uilm per le Carrozzerie -. Con tutto quello che ci era stato detto, e con quello stop prima di Natale, non ci aspettavamo di certo nuova cassa integrazione». Ora, i sindacati sembrano decisi a chiedere un tavolo di confronto a Stellantis «e in quella occasione dovranno darci delle risposte, dei numeri. Perché noi capiamo le conseguenze delle guerre attualmente in corso, la crisi, ci può stare una flessione degli ordini - prosegue Rindone -, ma qui parliamo della 500 BEV, il primo grande investimento di Stellantis nell’elettrico, un modello che ha appena quattro anni di vita. Se non funziona, bisogna porsi delle domande».

Adesso, la produzione andrà avanti a ritmo ridotto fino al 12 febbraio, quando poi la grande parte dei lavoratori entreranno in cassa integrazione. Una botta non solo morale, ma soprattutto economica, considerando che un simile periodo di cassa significa una busta paga ridotta a 900 euro, più o meno. «Ecco perché abbiamo chiesto all’azienda, senza al momento ricevere risposta, di integrare economicamente il differenziale retributivo anche a fronte dei grandi introiti che il gruppo Stellantis ha fatto nel corso del 2023» spiega Gianni Mannori, responsabile Fiom di Mirafiori.

Alcuni dei lavoratori saranno distaccati, chi nell’hub dell’economica circolare che è stato appena inaugurato nell’area delle ex Presse, chi alle Meccaniche, alla Porta 20 di Mirafiori. Qui, infatti, il lavoro c’è grazie al cambio della Panda ancora in produzione a Pomigliano e soprattutto all’arrivo della nuova trasmissione per i veicoli ibridi. «Ma sarà impossibile ricollocare tutti - ancora Rindone -. L’economia circolare e il nuovo cambio non bastano. A Mirafiori serve un nuovo modello. Quindi, se Tavares ce l’ha in mente, ce lo dica e soprattutto si acceleri in qualche modo. Stellantis decida cosa Mirafiori deve fare “da grande”. Che si tratti della nuova Maserati o di una utilitaria, qui serve assolutamente un modello nuovo in grado di far ripartire la produzione».

I sindacati chiedono delle misure per proteggere il reddito dei lavoratori e, al di là del Tavolo sull’automotive cui partecipano assieme al Gruppo e al ministro Urso, sono tutti coesi nel richiedere un confronto sul futuro di Mirafiori. «Un fermo così lungo con nuova cassa integrazione alla ripresa è un segnale preoccupante. La situazione è grave, bisogna intervenire con politiche industriali e con l’assegnazione equilibrata di nuove produzioni» sottolinea Rocco Cutrì, segretario generale della Fim torinese.

La scorsa settimana, Giorgio Airaudo della Fiom aveva invocato letteralmente l’arrivo di un costruttore cinese, come la Byd, o Tesla che sta pensando di raddoppiare lo stabilimento in Europa: «Penso che Torino sia molto più vantaggiosa come città, anche perché qui abbiamo tanti spazi vuoti che sarebbero idonei a ospitare nuove produzioni, penso ai 3 milioni di metri quadrati di Mirafiori, lo spazio più ampio della città nell’ultima grande fabbrica rimasta in Europa».

Stellantis, nel frattempo, ha avviato il nuovo stabilimento in Algeria, presto toccherà alla Serbia per la nuova Panda elettrica e ha investito massicciamente in Polonia. E la vettura su cui si sta puntando tanto, la Lancia Ypsilon, nasce in Spagna, proprio dove voci di mercato dicono che possa essere realizzata una gigafactory per le batterie elettriche, con almeno 3mila posti di lavoro.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.