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IL BORGHESE

E ora Stellantis tenta il ricatto

Leggi il commento del direttore Beppe Fossati

E ora Stellantis tenta il ricatto

E ora Stellantis tenta il ricatto

In fondo è solo una questione di stile. L’Avvocato Agnelli sapeva battere cassa ai governi che hanno avuto il piacere di trattare con lui per sostenere il mercato dell’auto con la grazie di un monarca, i francesi invece prima minacciano e poi passano al ricatto. Come ha fatto il Ceo di Stellantis Carlo Tavares, spiegando senza fronzoli «che se non arrivano gli incentivi ci saranno tagli a Mirafiori dove viene prodotta la 500 elettrica e a Pomigliano d’Arco, le fabbriche italiane più a rischio per effetto delle politiche del governo Meloni».

Doppiopetto e bastone, passato e presente a confronto in questo scontro frontale con la politica che di diplomatico non ha nulla, alla faccia dei tanti incontri a Torino e a Roma con esplicite promesse di un rilancio della nostra fabbrica simbolo. Eppure proprio ieri al tavolo di confronto tra il ministro del Made in Italy Urso e i colonnelli di Tavares, un tesoretto da quasi un miliardo (950 milioni tondi) è stato messo in campo per rilanciare gli incentivi all’acquisto. Non tutto per i francesi di Peugeot che valgono il 40 per cento del mercato italiano, ma pur sempre tanti soldi. Insomma rispondiamo con fatti concreti alle accuse che Tavares, l’altro ieri, ha rovesciato sul nostro Paese in un’intervista a Bloomberg.

«L’Italia - ha detto - dovrebbe fare di più per proteggere i suoi posti di lavoro nel settore automobilistico anziché attaccare Stellantis per il fatto che produce meno nel Paese». Nei fatti c’è una sorta di cortocircuito tra le parole e i fatti, tra le accuse e le proposte che arrivano da Roma, compresa quella - tutta da verificare - di un ritorno alle partecipazioni statali. Ma su una cosa credo fatta chiarezza: prima di posare i quattrini sul tavolo, servono garanzie. Oppure ci sarà anche il piano B, ossia la ricerca (e magari il sostegno) ai costruttori stranieri. E non ditemi che questo può suonare come una minaccia...

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