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IL BORGHESE
14 Febbraio 2024 - 06:30
Grido d’allarme dagli ospedali
C’è un paragone calzante per il nostro Sistema sanitario nazionale. Quello di un anziano e zoppicante signore che, per camminare si appoggia ad un giovane pieno di vigore. Ma inciampa, non rispetta gli impegni e non soccorre più figli e nipoti. Come dire che la nostra sanità si appoggia ai privati al punto da rappresentare un sistema a due teste, ormai inseparabili l’una dall’altra e che i figli e i nipoti dimenticati siamo noi, il grande esercito dei cittadini.
Lo si è detto chiaro in un importante consesso che si è tenuto a Cernobbio pochi giorni fa, dove la revisione del sistema attuale è stata definita improcastinabile. E ieri -se ancora occorreva una riprova - abbiamo registrato le dichiarazioni di fuoco del Nursind, il sindacato degli infermieri che hanno messo sul tavolo la mancanza di personale (oltre 4mila addetti) che la Regione sta tentando di rattoppare tra mille difficoltà. Il pubblico arranca tra pensionamenti e fughe verso altri lidi e altre professioni. Morale della favola a rimetterci sono i pazienti e chi, con il camice addosso, è costretto a turni massacranti. Ma non basta: non c’è traccia delle Case e degli ospedali di comunità. che - per il Nursid - sono un miraggio», così come non si provvede alle esigenze del 118 che rappresenta il primo anello della catena sanitaria che poi finisce nei pronto soccorso.
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Il vecchio sistema va a passo di lumaca e si vede. Ma soprattutto non provvede a risolvere la questione delle liste di attesa che lo stesso Ministro Schillaci non ha esitato a definire “un problema annoso e doloroso” che purtroppo rappresenta la faccia peggiore del Servizio sanitario nazionale. Tanto da far capire che questo sarà il primo capitolo della riforma a cui la Regione Piemonte corre in soccorso con altri 25 milioni di euro: Gocce nel mare di una sanità malata.
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