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IL BORGHESE
23 Febbraio 2024 - 06:30
Gli Agnelli sono originari probabilmente di Priero, da cui giunsero a Racconigi nella prima metà del Settecento, impiantandovi alcune attività di coltivazione dei bachi da seta e filande. Comincia così la storia di una dinastia che a cavallo dell’800 e poi del ‘900 ha annoverato celebri professionisti, banchieri e industriali. Fino alla nascita della Fabbrica Italiana Automobili Torino. Una dinastia silenziosa e metodica capace di passare indenne nelle evoluzioni della storia, fino all’ultimo monarca: Gianni Agnelli, meglio noto come l’Avvocato che ha avuto il merito, e anche l’arguzia, di rendere famoso nel mondo il nome della Fiat e di avvolgere in una straordinaria allure il proprio nome.
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Primo e forse ultimo della Famiglia. Già perché gli eredi non mostrano le passioni e l’ingegno dell’Avvocato. Tanto da mostrasi al mondo non solo divisi, ma in guerra tra loro dopo aver dimostrato che l’automobile non rappresenta più il blasone di famiglia e che tutto si riduce (o si moltiplica, per gli azionisti) grazie alla finanza. Come dire che Mirafiori vale affettivamente quanto le grandi ville dell’Avvocato sulla collina, o la sua Spiaggina, l’auto che usava in Costa Azzurra e che, essendo rimasta l’unica al mondo, è stata venduta all’asta per 370 mila euro. Tutto in vendita, se conviene, e tutto va bene, Madama la Marchesa. Domina il Dio denaro, altro che gli investimenti per le colonie marine per i bimbi, la festa di Natale con i doni per la prole dei dipendenti a Torino Esposizioni, le case per gli Anziani Fiat, tanto per citare cose del nostro passato.
E così nasce il gossip capovolto, cresce la curiosità per le eredità di Gianni e Marella, i quadri scomparsi (o nascosti), le barche del nonno che lui pilotava con la stessa energia della Croma con cui scendeva a rotta di collo dalla collina. Lo stile e il doppiopetto sono altra cosa anche se, e lo sappiamo tutti, l’Avvocato non era farina da far ostia. Ma sapeva farsi amare. Nonostante tutto.
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