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IL BORGHESE
05 Aprile 2024 - 06:31
Così la ‘ndrangheta si mangia i cantieri
Alla fine certe famiglie ritornano. Come quelle dei Nirta e dei Pelle originarie del paesino di San Luca, sull’Aspromonte, assurte alle cronache per antiche faide che coinvolsero anche “il casato” degli Strangio. Storie scritte con il sangue, tra omicidi per dissapori tra i rampolli ruggenti negli anni ’90, fino alla strage di Duisburg, in Germania che costò la vita a sei persone. E ritornano a casa nostra facendo soldi con gli intricati rapporti dei cosiddetti “colletti bianchi” che hanno imparato ad insidiare il mondo delle imprese, entrando di prepotenza nei grandi appalti, nelle opere pubbliche e nella manutenzione delle infrastrutture più importanti, come l’autostrada Torino-Bardonecchia.
Lo dimostra una lunga inchiesta dei carabinieri cominciata addirittura dieci anni fa e che, ieri all’alba, è finita con nove arresti. I reati, a diverso titolo, sono di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, riciclaggio, estorsione, ricettazione e detenzione abusiva d’arma. Al centro una ‘ndrina di Brandizzo, emanazione appunto delle famiglie Nirta e Pelle che, con ogni probabilità, era una sorta di braccio armato di un’organizzazione in cui si mescolano ruoli imprenditoriali, militanze politiche e addirittura campioni dello sport. Di tutta la storia, per ora, leggiamo solo la premessa, scritta in un conciso comunicato stampa, perché il vero racconto è racchiuso in un’ordinanza di 1.400 pagine ancora avvolta nel mistero.
Un romanzo giudiziario tutto da leggere, che strappa il velo del silenzio su appalti, manutenzioni e lavori di movimento terra per somme milionarie, con il contorno di reati anche gravi. Sullo sfondo imprese note e anche ex personaggi della politica. Con un’unica certezza: i mafiosi sono tra noi.
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