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Il Borghese
25 Marzo 2025 - 05:50
Bombe, fumogeni, cartelli: i centri sociali al solito propongono la loro idea di “assemblea pubblica” di fronte al Cpr di corso Brunelleschi, che proprio ieri ha riaperto. Degna conclusione di una giornata iniziata con contrarietà delle istituzioni, dei cittadini - ma chi li ascolta mai? Da queste parti protestano e patiscono dal 1999. Ma non tirano bombe carta -, appello del cardinale a vigiliare che siano rispettati i diritti delle persone e garantita l’umanità e via dicendo. Forse i runner che corrono nella striscia verde al centro del corso, apparentemente indifferenti a cosa accade, sono la fotografia esatta della situazione: quella di una farsa che si ripete continuamente.
Quando i Cpt - centri di permanenza temporanea - sono stati istituiti sulla base della legge Turco-Napolitano, i Comuni li hanno letteralmente subiti: a Torino non c’era stata possibilità di dialogo, in quanto il luogo scelto era di proprietà dell’esercito. Poi sono cambiate le leggi, i governi, le denominazioni. Il paradosso è che, agli inizi di quello che già comunque appariva un clamoroso equivoco - centro “amministrativo” di rimpatrio o struttura di detenzione? -, il sistema, nel suo intento respingente, pareva “funzionare”. Nel senso che i rimpatri avvenivano, anche con accompagnamenti in aereo. C’erano accordi con altri Stati che favorivano i procedimenti di identificazione. Una pia illusione: a un certo punto i soldi hanno smesso di arrivare e le Questure non hanno più avuto i fondi per gli accompagnamenti; la gestione è passata ai privati e lo Stato si è quasi disinteressato. Chi oggi protesta, dal punto di vista politico, dimentica che anche la sua parte ha mancato di superare questo sistema, o di vigilare, o modificare la legge. Quanto a chi tira le bombe, ho sempre dei dubbi che si interessi davvero alla sorte di chi c’è dietro quelle mura.
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