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Il Borghese
08 Maggio 2025 - 05:50
Si dice che la preghiera sia l’arma più potente. Eppure, andare a recitare il rosario nel cuore delle vie occupate dai pusher, a Barriera Milano, sembra l’extrema ratio (se non unzione). Se a Roma e in mezzo mondo si prega per un nuovo Papa, a Torino si prega per la sicurezza. Anche in scala ridotta.
Lo schieramento di uomini e mezzi (compresi i cannoncini antidrone) ha un costo non indifferente. Quando fu eletto Benedetto XVI, il conto per la macchina della sicurezza a Roma arrivò a circa quattro milioni e mezzo di euro. A carico del Comune, fra vigili urbani, sicurezza dei turisti, potenziamento dei mezzi pubblici... Adesso, il Governo ha stanziato circa cinque milioni di euro, anche se secondo il ministro della Protezione Civile potrebbero non bastare.
Perché il fatto è che, sempre grazie ai Patti Lateranensi del 1929, le spese di sicurezza extra del Vaticano ricadono sullo Stato italiano. E quindi c’è da augurarsi ogni volta che il Conclave sia breve (nel XII secolo, come ci ricorda MilanoFinanza, ci fu un Conclave lungo due anni), ché le misure eccezionali costano (e il dispiegamento di più uomini svuota altre città e altre regioni).
Non siamo certo noi a voler negare l’eccezionalità della situazione, ci mancherebbe. In questo Paese, d’altra parte, per i casi eccezionali i fondi si sono sempre trovati, la volontà di attuare piani su diversi livelli (dal giudiziario al sociale) si è sempre manifestata.
È nella quotidianità che lo Stato difetta di presenza, diciamolo tranquillamente. Schierare in parata i militari è più semplice che rafforzare gli organici di polizia in maniera permanente. Ci credo che poi ci si butta sulla preghiera: magari mandano a Barriera l’8 per mille...
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