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Il Borghese
17 Giugno 2025 - 06:31
Più che alle comunicazioni del sindaco in Sala Rossa, ieri, a molti sembrava di vedere il messaggio, neppure troppo velato, dell’azionista di riferimento di una grande società ai suoi amministratori. Perché, dopo l’operazione azionaria da parecchie decine di milioni dei mesi scorsi, decisa dal sindaco Stefano Lo Russo, Torino è a tutti gli effetti primo azionista di Iren, cui fa capo Ireti, che gestisce la nostra fragile rete energetica. Una rete che va rivista, velocemente, perché troppo datata, per quelle che sono le esigenze della città.
Ma perché Torino è sembrata così esposta a questa situazione? Per capire, bisogna tornare indietro di qualche anno, alla giunta Appendino, che scelse di vendere le proprie azioni di Iren (salvo ricomprarle tempo dopo, ma in misura inferiore), perdendo peso nei confronti di Genova. A quel punto, territorialmente parlando, è facile immaginare come fossero orientate le scelte dell’allora amministratore delegato (“consensualmente” messo alla porta in seguito), con risorse dirottate da un piano industriale all’altro.
Ma Torino non è sola in questa situazione. Il fatto è che le nostre città sono diventate dannatamente energivore, perché noi tutti siamo molto più energivori di un tempo: gli elettrodomestici, le cucine a induzione, i climatizzatori cui diventa impossibile rinunciare. E, quando il caldo colpisce, appare “normale” che ci siano picchi di consumi che un tempo giusto la grande industria richiedeva.
Dunque un messaggio industriale, più che politico, dal momento che ieri, prima del passaggio in Sala Rossa, Lo Russo ha avuto un incontro con i vertici di Iren: sul tavolo c’è la necessità di un piano di investimenti (qualche decina di milioni l’anno) e di ammodernamento della rete. Il futuro di Torino, in pratica, è legato a qualcosa come 900 cantieri. Quindi, saranno mesi caldi (ma almeno avremo il climatizzatore).
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