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Il Borghese
21 Agosto 2025 - 05:50
I costruttori italo-cinesi diventano grandi e, in qualche modo, agitano umori e sonni anche là dove si aspetta che qualcuno prenda il posto della ex Fiat. Come alla Lear di Grugliasco, ma in ballo resta anche lo stabilimento ex Maserati, sempre in vendita.
Proprio per Lear, si era parlato nei giorni scorsi dell’interessamento di un produttore automotive interessato a reindustrializzare (e salvare qualche posto di lavoro) l’ex fornitore di sedili a Maserati e Fiat. Un produttore italo-cinese. Il profilo di DR Automobiles, l’azienda italiana che da anni importa e modifica (e rimarchia) suv cinesi. La DR, però, ha scelto per il suo business a Anagni, rilevando una ex fabbrica di piastrelle per farla diventare fabbrica di auto. Non “fabbrica cacciavite”, ossia solo di assemblaggio, ma di produzione, con un investimento da 50 milioni di euro (tempo addietro aveva considerato anche Termini Imerese e proprio l’Agap, lo stabilimento Avvocato Giovanni Agnelli, ma la richiesta di Stellantis era eccessiva). Si può immaginare cosa pensino i dipendenti Lear nel limbo... Svanita l’ultima possibilità?
Nella realtà, il business dei produttori italo-cinesi è più ampio e variegato. In Lombardia c’è per esempio la SWM, che produceva motociclette e una decina d’anni fa è stata acquistata dai cinesi di Shineray e ora produce anche suv. Poi c’è la toscana Giotti Victoria Automotive, specializzata in veicoli commerciali leggeri e minicar, che importava le Glory.
Tutte realtà in espansione, con i big cinesi che non disprezzano l’idea di un produttore italiano (ergo, esente dai dazi europei) che si assuma l’onere finanziario. Potrebbe essere fra questi la speranza di Lear e anche ex Maserati? Sempre che, ora che un altro big cinese vuole acquistare quote della “sua” Leapmotor, in Stellantis non decidano di portare in Italia lo stabilimento di assemblaggio delle elettriche cinesi. Qualcosa si muove: il difficile è capire in quale direzione.
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