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Il Borghese

Spariamo ai cinghiali (anche) in città? Il caso a Torino

Un branco di ungulati segnalato al Parco Colonnetti e in mezzo alle auto. Ma nessuno interviene

Spariamo ai cinghiali (anche) in città? Il caso a Torino

Se n’è scritto, eccome. Ma forse in questo sonnolento agosto la questione è passata inosservata, in certe stanze (soprattutto quelle dove, se non piangono i giornaloni, nulla si muove): c’è un branco di cinghiali libero in città. Sperando che sia l’unico, perché è quello che viene avvistato con maggiore frequenza.

Si è cominciato con la curiosità di quattro o cinque ungulati che attraversano la strada, poi si è arrivati all’avvistamento di notte al parco Colonnetti, ma sempre qui hanno scorrazzato tranquilli nelle aree pic nic con il sole ancora alto. Adesso li vediamo in corso Unione Sovietica, non distante dal capolinea del 4. Con le auto che passano, con i rischi che potete immaginare.

Parlando con gli esperti possiamo sintetizzare una cosa: sono attratti dai rifiuti, dai resti di cibo (e non solo). Si ipotizza che siano discesi dai boschi seguendo il Sangone e abbiano poi proseguito fino in città. E qui restano, a quanto pare. Liberi e pericolosi. Anche chi propone un “approccio morbido” ammette che servono misure di contenimento. La domanda è: apriamo la caccia anche in mezzo alla città? In provincia ci sono state segnalazioni e polemiche, mesi fa, per spari nei boschetti vicino al parco lungo il Po (con la gente).

L’anno scorso i cinghiali hanno causato danni per 4,5 milioni di euro all’agricoltura piemontese e mediamente 1.200 incidenti l’anno sono causati da fauna selvatica, ungulati compresi.

Quindi, avendo ben chiaro che ci sono gruppi di intervento dedicati e procedure specifiche, cosa aspettiamo a intervenire - possibilmente senza scatenare un safari - a Mirafiori? Una vittima?

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