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30 Settembre 2022 - 07:46
Bambini traumatizzati dal lockdown, terrorizzati dal futuro e che si sono immaginati la pandemia come un’onda anomala che li travolgeva. Emozioni che si percepiscono guardando i disegni e leggendo i pensierini che 114 bambini e ragazzi italiani dai 10 ai 21 anni di scuola media, superiore e del terzo settore, coinvolti dall’Unicef nel rapporto “Vite a colori”. Una ricerca presentata ieri in Consiglio regionale, che ha sintetizzato esperienze, percezioni e paure che i nostri bambini e ragazzi hanno vissuto durante la pandemia. Sedici le regioni coinvolte, compreso il Piemonte con la media dell’istituto comprensivo di Pianezza, presenti in aula insieme al preside Maurizio Sparagna. «La pandemia ha influito molto su di noi, ci siamo sentiti tristi e soli. Ora - dice Samuele - avremo bisogno dello psicologo a scuola». «La Dad ci ha impedito di avere contatto fisico con i nostri compagni, è stato un periodo durissimo», rivela un’altra alunna, Rebecca.
L’indagine è stata condotta dalle ricercatrici Maria Rosaria Centrone e Francesca Viola. «Abbiamo chiamato il progetto “Vite a colori” - spiegano - per richiamare quello che è stata la vita durante la pandemia. Un giorno la nostra regione era gialla, poi rossa, poi verde». Per i bambini, quel periodo è stato di un colore solo, nero e basta. Pieni di ansie e preoccupazioni i loro pensieri, a volte anonimi, firmati da una sola lettera. Ad esempio D., 11 anni: «Mia nonna ha avuto il Covid. Quando facevo la videochiamata la vedevo con tutti quei tubi per respirare. E piangevo». E poi G., 13 anni: «Le mie mani erano diventate come la pelle di un serpente, viscide, sempre piene del gel igienizzante. E non potevo toccare o abbracciare nessuno». Andrea ha disegnato un ragazzino stralunato, traumatizzato dal lockdown. «Avevo sviluppato una forma di ansia sociale». C’è tutto nell’universo di Aurora, che ha rappresentato sé stessa con una nuvoletta comprendente mascherine, una palla da volley che non può rimbalzare perché era vietato lo sport, Dad e altro ancora. In aula due 13enni di Milano, Michele e Massimo Carlo, hanno letto i messaggi di tanti loro coetanei: «Saremo noi giovani - scrive un ragazzino - che dovremo pagare il prezzo della pandemia. Ci saranno tanti disoccupati e a noi toccherà pagare il debito che l’Italia ha fatto durante il Covid». Abbiamo infine un disegno di una tavola da surf che protegge i bambini dal Covid raffigurato come onda anomala. E adesso? La preoccupazione è per la salute mentale dei nostri giovanissimi. «Sarà un grave problema per i prossimi anni», affermano le ricercatrici Centrone e Viola. «Anche la scuola - concludono - dev’essere ripensata. Serve una scuola a misura di bambino».
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